Allergologia ed Immunologia

Il nostro voto

L’allergia è il disturbo del sistema immunitario caratterizzato da uno squilibrio della reattività immunologica, che determina reazioni anomale al contatto con determinate sostanze (allergeni).
L’allergia è una malattia causata da una reazione anomala nei confronti di sostanze comunemente innocue, chiamate allergeni. Si calcola che in Italia le persone affette da allergia rappresentino circa il 30% della popolazione.
Quali sono le allergie più frequenti?
La rinite allergica si manifesta con naso che cola, starnuti e ostruzione nasale, e si associa spesso a congiuntivite, otite e asma. La rinite allergica è scatenata da pollini presenti nell’aria in determinate stagioni ma anche dagli acari della polvere, da muffe o dal pelo degli animali, presenti in qualsiasi periodo dell’anno.
L’asma è una malattia respiratoria cronica, caratterizzata da tosse, senso di costrizione, respiro corto e affannoso, in grado di colpire sia gli adulti sia i bambini, anche in modo grave. Il paziente asmatico, se correttamente trattato, è in grado di condurre una vita normale.
Le manifestazioni allergiche cutanee includono la dermatite atopica, l’orticaria, l’angioedema e le dermatiti da contatto. La dermatite da nichel è molto diffusa, soprattutto nella popolazione femminile. Il nichel è presente in molti oggetti di uso quotidiano, come la bigiotteria, bottoni metallici, gancetti, cosmetici, ecc.
I farmaci più frequentemente causa di reazioni allergiche sono gli antibiotici (in particolare le penicilline) e i farmaci antiinfiammatori non steroidei (FANS). Una reazione allergica si può manifestare entro pochi minuti ma anche a distanza di ore dall’assunzione del farmaco. Come gli altri allergeni, anche i farmaci possono provocare reazioni severe.
Gli alimenti che più frequentemente provocano allergia sono il latte, le uova, le arachidi, il frumento, la soia, il pesce, i crostacei e la frutta secca. Gli alimenti, così come il lattice e lepunture di imenotteri, possono provocare delle reazioni allergiche a volte severe gravi (ad esempio l’anafilassi) che richiedono una immediata assistenza medica.
L’anafilassi è una grave reazione che si sviluppa rapidamente e che può interessare più organi.Nei casi più gravi determina un forte calo della pressione arteriosa, tachicardia, soffocamento e perdita di coscienza e può essere fatale in assenza di un intervento tempestivo.
La diagnosi delle malattie allergiche richiede un’accurata visita del paziente e l’esecuzione dei test più adatti alla sintomatologia riferita. Una visita specialistica potrà aiutarti nella cura dei sintomi con le terapie più idonee per migliorare la tua qualità di vita e prevenire reazioni più gravi.
Visita allergologicaLa visita allergologica è finalizzata all’individuazione delle cause che provocano manifestazioni allergiche e alla definizione del percorso di trattamento più indicato.
Durante la visita viene effettuata un’attenta anamnesi che costituisce la premessa essenziale per la diagnosi di allergia.
Sulla base dei sintomi descritti dal Paziente, lo Specialista suggerisce i test diagnostici più idonei per individuare la sostanza che il sistema immunitario considera nociva (allergene).
La scelta del tipo di indagine da effettuare viene operata in base alle manifestazioni cliniche del Paziente, al tipo di reazione che si presume possa esserne la causa, alle presunte modalità di sensibilizzazione (da contatto, da inalazione, etc.) ed alla natura dell’allergene.
I test proposti dallo Specialista sono mirati ad individuare con maggiore chiarezza le cause del disturbo, per adottare un approccio terapeutico che non si limiti all’assunzione di farmaci sintomatici, ma si estenda alla prevenzione e alla terapia dell’allergia.
Prick Test: a che servono?
I prick test servono per svelare eventuali allergie (ad alimenti o a inalanti) e in particolare per dimostrare la presenza di IgE specifiche per l’allergene testato.
I pazienti affetti da rinite, asma, congiuntivite, dermatite atopica possono effettuare le prove allergiche per svelare la causa della loro malattia, applicare norme di prevenzione e attuare la terapia più adatta.
A che età si possono fare i Prick Test?
A qualsiasi età, anche se il prick test è ritenuto poco riproducibile e difficilmente interpretabile in genere prima dei 3 anni di età, ma solo per gli pneumoallergeni (cioè gli Acari della polvere e i pollini); per i trofoallergeni (latte, uovo, pesce) il test è affidabile a qualsiasi età. È stato inoltre dimostrato che esiste un progressivo aumento della risposta cutanea sia agli allergeni che all’istamina, a partire dai 3 anni fino all’età di circa 15-18 anni, seguito da un plateau e quindi da un declino in età senile.
Quali sono gli allergeni da testare?
Dipende dalla sintomatologia del paziente ma in linea di massima si può stabilire che per un paziente con sintomi respiratori vanno testati i seguenti allergeni:

acari della polvere,
graminacee,
parietaria (specie se risiede al sud),
olivo
epitelio di gatto (anche se non è presente il gatto in casa, in quanto il pelo del gatto è ubiquitario).

Per i pazienti con allergie alimentari:

latte e frazioni,
uovo,
pesce,
arachidi.

Quando non fare i Prick Test?
Il prick test non può essere eseguito o correttamente interpretato nei seguenti casi:

pazienti che hanno una particolare reattività della Cute (dermografismo) per cui reagiscono con un eritema a qualsiasi stimolazione;
pazienti che hanno lesioni cutanee (eczema, lesioni da grattamento, ecc.) nella zona in cui dovrebbe essere praticato il test;
pazienti che assumono farmaci capaci di alterare la risposta al prick, gli antistaminici.

Un periodo di sospensione di tre giorni è però sufficiente per eseguire il test.
Si ricorda che solo alte dosi di corticosteroidi possono inibire la risposta cutanea, e che i beta-2 agonisti e i cromoni hanno un’attività inibitoria sulla risposta cutanea assolutamente trascurabile.
Come fare i Prick Test?
La cute della zona scelta per l’esecuzione del test è abitualmente la faccia volare degli avambracci, e più precisamente 5 cm al di sopra del polso e 3 cm al di sotto dalla fossa antecubitale. La cute non va pretrattata con disinfettanti o preparati topici (corticosteroidi, anti-H1).
Il test si esegue pungendo perpendicolarmente, senza determinare sanguinamento, la cute attraverso una goccia di ciascun estratto, con un particolare dispositivo (lancetta) che ha una punta molto sottile.
Non è un test doloroso, perché la puntura è molto superficiale.
È necessario usare una lancetta diversa per ciascun allergene, per evitare la contaminazione tra estratti diversi. Non è sufficiente pulire ogni volta l’ago dei prick per evitare falsi positivi da contaminazione!
La distanza minima tra un test ed un altro deve essere di almeno 2,5 cm altrimenti il risultato positivo di un test può influenzare l’esito del test vicino.
Eseguita la puntura, la soluzione allergenica può essere rimossa con un cotone, garza, carta evitando di mescolare tra loro le varie soluzioni, in modo che il bambino possa alzarsi, se lo desidera, o mettersi a disegnare, o essere visitato.
È obbligatorio eseguire un controllo negativo (in genere diluente dell’estratto allergenico, o glicerina) e uno positivo (istamina 10 ng/mL in soluzione fisiologica glicerinata) se si sospetta la presenza rispettivamente di un dermografismo o di una iporeattività cutanea.
I Prick by Prick
Si tratta di una tecnica usata nel sospetto di una allergia alimentare, quando gli allergeni da testare non siano presenti in estratti del commercio sufficientemente affidabili. È questo il caso della verdura e della frutta. La procedura comporta una puntura, prima dell’alimento e quindi della cute o, in alternativa, anche attraverso l’alimento stesso.
Come leggere i Prick Test?
La lettura delle risposte ai prick deve essere effettuata:

dopo 5 minuti, per l’istamina;
dopo 15 minuti per gli allergeni, prendendo in considerazione la dimensione del pomfo (media tra diametro maggiore e minore) e l’eventuale presenza di pseudopodi.

Si raccomanda l’uso di un cronometro da attivare appena terminato il “prickettaggio”. Le risposte tardive, che si presentano dopo i 15-20 minuti, il cui significato clinico è oscuro, non vanno prese in considerazione, perché non sono comunque dovute ad un meccanismo immediato.
Come interpretare i Prick Test
Secondo la maggior parte delle linee guida, la risposta ad un Allergene è considerata positiva quando il pomfo ha il diametro maggiore di almeno 3 mm (pari ad un’area di 7 mm3), senza alcun riferimento alla dimensione della riposta dell’istamina.
La registrazione permanente dei risultati del prick test consiste nei seguenti passi:

si delinea con una penna il contorno del pomfo;
si applica, con leggera pressione, un pezzo di nastro adesivo trasparente (scotch) sul pomfo così delimitato;
si trasferisce il nastro adesivo su carta (es. scheda paziente), indicando, accanto a ciascun pomfo, l’allergene relativo e le altre informazioni rilevanti.

I Prick Test sono pericolosi?
Nel corso di esecuzione di test sono rarissime le reazioni indesiderate locali, soprattutto dopo che si sono abbandonate le intradermoreazioni. In presenza di un’anamnesi positiva per shock anafilattico o comunque per una manifestazione anafilattica grave, il prick test con l’allergene incriminato deve essere eseguito con cautela, iniziando con un “drop test” cioè apponendo semplicemente sulla cute una goccia dell’estratto (senza picchettare) o apponendo l’alimento bruto (pesce, latte, ecc.) sempre senza pricchettare. Spesso il test risulta fortemente positivo anche per semplice apposizione. In questo caso è rischioso (oltre che inutile) procedere con i prick test.
Anche se non esiste una specifica normativa a riguardo, è consigliabile che sia lo specialista allergologo o un pediatra debitamente formato a eseguire i prick test e che siano disponibili gli opportuni presidi di pronto soccorso (adrenalina soprattutto).

Patch Test: il metodo per identificare un’allergia da contatto

Patch Test: test allergologico

Il patch test è la metodica migliore per identificare un’allergia da contatto o un’allergia con meccanismo ritardato.
Il patch test è uno strumento diagnostico fondamentale per la diagnosi delle dermatiti da contatto. Viene eseguito ambulatorialmente, applicando sulla cute del dorso del paziente alcuni cerotti (patch) nei quali sono disposte alcune cellette che contengono le sostanze (o apteni) da testare. E’ un test a lettura ritardata, quindi il cerotto viene rimosso dopo 48-72 ore dall’applicazione.E’ opportuno che terapie cortisoniche per bocca o iniettive (a partire da dosaggi di prednisone di 10 mg/die o equivalenti) o terapie cortisoniche locali a livello della cute del dorso vengano sospese almeno 15 giorni prima del test. Possono invece essere assunte regolarmente le terapie a base di anti-istamici.Durante l’esecuzione del test (le 48-72 ore durante le quali il paziente tiene il patch test sulla cute del dorso)è importante non sudare eccessivamente, non bagnare il cerotto (potrebbe staccarsi), non esporre la parte al sole. Solitamente, il patch test non viene eseguito nei mesi estivi, per ridurre questo tipo di inconvenienti.
Patch test: il metodoPer effettuare il patch test si utilizzano pannelli composti da varie sostanze (dette apteni) potenzialmente responsabili delle dermatiti da contatto. Il pannello più comunemente utilizzato, in Italia, è quello consigliato dalla Società Italiana di Dermatologia Allergologica Professionale e Ambientale (pannello SIDAPA). Fanno parte del pannello molte sostanze comunemente incontrate nella vita di tutti i giorni, quali metalli (nichel, cobalto, potassio bicromato), coloranti (para-fenilen-diammina, disperso blu, disperso rosso), sostanze presenti nei manufatti in gomma (tiuram), nei cosmetici (parabeni) o profumi (profumi mix, balsamo del Perù), conservanti (kathon) e farmaci (neomicina, benzocaina). Tutti gli apteni sono disposti in singole cellette di materiale anallergico, fissate su un cerotto (il patch, appunto) che deve essere posizionato sulla cute della parte superiore del dorso.patch-test
Il cerotto deve essere mantenuto sul dorso, facendo ben attenzione a non farlo staccare, per 48-72 ore. E’ possibile, soprattutto trascorse 12-24 ore dall’inizio del test, che il paziente possa avvertire fastidio o prurito a livello del dorso; questo può essere dovuto alla reazione eczematosa che si viene a creare nel momento in cui si ha una reazione positiva ad una delle sostanze testate. Tale sintomatologia, comunque, è solitamente di modesta entità. E’ un test assolutamente sicuro ed indolore. L’allergologo, trascorso il periodo di tempo prefissato, provvede a rimuovere il patch test ed a documentare la presenza di eventuali lesioni eczematose in corrispondenza di uno o più degli apteni testati.
Al termine della lettura, viene consegnato al paziente il referto con il risultato del patch test e le evenutali prescrizioni terapeutiche.
LE ALLERGIE

ALLERGIE IN GENERALE
ALLERGIE ALIMENTARI
ALLERGIA DA FARMACI
ALLERGIE AI VELENI DI IMENOTTERI
ALLERGIE RESPIRATORIE (Rinite allergica,Asma allergico)
ALLERGIE DERMATOLOGICHE DA CONTATTO (Orticaria e Dermtiti Allergiche da contatto)
ALLERGIE IN GENERALE
Un’allergia è un’ipersensibilità dell’organismo nei confronti di sostanze di per sé innocue, come le proteine contenute nei pollini. La frequenza delle allergie nei paesi industrializzati viene collegata anche allo stile di vita moderno.
Reazione eccessiva dell’organismoCon allergia o malattia allergica si intende una reazione eccessiva dell’organismo a sostanze estranee di per sé innocue. Queste sostanze, quasi sempre proteine provenienti da pollini, acari della polvere, animali, alimenti o farmaci, tanto per citare i casi più comuni, sono definite allergeni. Quando una persona allergica entra in contatto con l’allergene, per esempio inalandolo o ingerendolo, il sistema immunitario scatena una reazione difensiva eccessiva che induce i sintomi allergici.
Le patologie allergiche sono in forte aumento e alcune stime indicano che nei paesi industrializzati raggiungeranno nel prossimo decennio circa il 50% della popolazione. Le cause di questo aumento, reale e documentato, non sono ancora chiare ma è abbastanza probabile che siano legate ai radicali cambiamenti dei nostri stili di vita occorsi nei paesi industrializzati negli ultimi 50 anni (inurbamento, inquinamento, scarsa esposizione a sostanze immunostimolanti nei primi anni di vita, utilizzo incongruo di antibiotici o esteso utilizzo della chimica nell’alimentazione quotidiana): il nostro sistema immunitario reagirebbe a questi cambiamenti in modo sbagliato, erroneo, portando a quadri allergici. I dati derivanti dalla crescita dell’allergia nei paesi emergenti confermano tale ipotesi.
Gli scorsi decenni sono stati caratterizzati da un aumento soprattutto delle patologie respiratorie (rinite, asma) probabilmente connesse con il sempre maggiore “inquinamento” sia negli ambienti domestici, che delle aree metropolitane. Dobbiamo sempre più spesso, inoltre, confrontarci con quadri clinici di sovrapposizione, tra rinite-asma nei pazienti giovani e la bronco pneumopatia cronica ostruttiva dell’anziano. E’ molto probabile che in tale ambito gli studi di genetica molecolare ci aiuteranno a individuare precocemente i pazienti a rischio di evoluzione e quelli no.
Nel prossimo decennio dovremo probabilmente affrontare una nuova ondata epidemica che riguarda questa volta l’allergia alimentare. In questo caso la situazione è molto complessa perché gli strumenti diagnostici finora a disposizione hanno molti limiti: l’introduzione di tecniche di allergologia molecolare ci permette, già oggi, di fare diagnosi molto circostanziate e soprattutto di definire per ciascun paziente il suo spettro di allergia ed il suo rischio di avere reazioni allergiche importanti cioè in grado di mettere anche in pericolo di vita il paziente. In sintesi, con un piccolo prelievo di sangue, possiamo disporre di una vera e propria mappa allergologica in grado di fornirci le informazioni più significative per il presente ma anche per il futuro del paziente. La lettura di tali dati è complessa e solo poche persone in Italia hanno documentata e significativa esperienza nella corretta valutazione degli stessi.
Sotto l’aspetto terapeutico l’utilizzo di immunoterapie specifiche ben standardizzate e registrate come farmaci in tutta Europa rivoluzionerà l’approccio al paziente, permettendo di “guarire” tali patologie, forse non solo sul versante respiratorio ma anche, a breve, su quello alimentare. Anche l’utilizzo di farmaci derivanti da tecniche di biologia molecolare (anticorpi recombinanti) offrirà opzioni terapeutiche importanti.
Il rischio di allergie varia secondo i casi: i bambini con genitori o fratelli allergici presentano un rischio maggiore di sviluppare anch’essi reazioni allergiche.
Negli ultimi anni e decenni, le allergie in generale sono aumentate molto. I motivi non sono ancora definitivamente chiariti, appare però evidente che l’incremento ha luogo in paesi con uno standard di vita elevato e buone condizioni igieniche. Proprio queste ultime potrebbero però essere una concausa delle allergie: il sistema immunitario viene molto meno sollecitato dai nemici naturali (ma anche da virus e batteri non nocivi) e disimpara a distinguere quali sostanze sono pericolose e quali innocue, reagendo eccessivamente al contatto con proteine di per sé inoffensive.

ALLERGIE ALIMENTARI
Le allergie alimentari sono una risposta anomala del sistema immunitario a uno o più alimenti o componenti degli alimenti. L’allergene, cioè la sostanza che scatena questa risposta abnorme, è nella quasi totalità dei casi, una proteina.
Il 90% delle allergie alimentari sono causate da un gruppo di otto alimenti: latte vaccino, uova, soia, cereali, arachidi e altra frutta secca, pesce e crostacei. Ciò che rende le allergie alimentari così difficili da gestire è che la sostanza o le sostanze cui si è allergici non sono isolate ma possono trovarsi nei cibi di tutti i giorni.
Generalmente, le allergie alimentari compaiono nei primi dieci anni di vita, il periodo dello sviluppo del sistema immunitario. Anzi, alcune allergie si scatenano già nei primi mesi di vita, durante l’allattamento, in seguito a una risposta immunitaria provocata dalle proteine presenti nel latte materno.
Tipi di allergie alimentariLa “Top 8” degli alimenti allergenici determina altrettanti tipi di Allergia di origine vegetale e di origine animale:

Allergie di origine vegetale:

Allergia alle arachidi: le arachidi sono uno degli allergeni alimentari più diffusi che solitamente determina una forma grave e cronica di allergia.
Allergia ad altra frutta a guscio: i principali frutti a guscio coinvolti nelle reazioni allergiche sono mandorle, nocciole, noci, anacardo, e pistacchio.
Allergia alla soia: l’allergia alla soia è una risposta immunitaria ad almeno una delle sedici proteine della soia potenzialmente allergogene.
Allergia ai cereali: l’allergia al frumento può determinarsi a causa della produzione di IgE specifiche nei confronti di diverse classi di proteine che risultano ancora “tossiche” dopo la cottura o i comuni trattamenti tecnologici.

Allergie di origine animale:

Allergia alle uova: è una delle più comuni allergie alimentari nei neonati e nei bambini.
Allergia ai crostacei (granchio, aragosta, gamberi): l’allergia ai crostacei è una reazione immunitaria avversa ad alcune proteine contenute in questi alimenti.
Allergia ai pesci: come nel caso di allergia ai crostacei, l’allergia al pesce determina una reazione immunitaria avversa ad alcune proteine dell’alimento.
Allergia al latte vaccino: l’allergia alle proteine del latte Vaccino colpisce tra il 2% e il 3% dei bambini generalmente prima del terzo anno d’età e con un picco tra i primi 3-5 mesi.

Cause delle allergie alimentari e fattori di rischioLa causa principale delle allergie alimentari è la “perdita della neutralità” verso il cibo.
Per prevenire l’assorbimento di agenti potenzialmente patogeni e pericolosi provenienti dal cibo e al tempo stesso per garantire la tolleranza, cioè la “neutralità” del Sistema immunitario verso le proteine della dieta e i batteri “buoni” (cosiddetti commensali), esistono a livello gastrointestinale precisi meccanismi immunitari.

La normale “tolleranza” del sistema immunitario verso gli antigeni alimentari può venir meno, in alcune situazioni, nei confronti di una o più proteine allergeniche presenti negli alimenti, instaurando un’allergia alimentare. La tendenza a svilupparla dipende dall’ereditarietà e da altri fattori(gastroenteriti virali, nascita prematura). Ma anche i fattori ambientali, come l’inquinamento atmosferico, l’esposizione al fumo di sigaretta durante l’infanzia (o durante la gravidanza della madre), e la permanenza in ambienti umidi possono contribuire.

In alcune persone, la reazione allergica può essere innescata dall’esercizio fisico, con prurito e stordimento subito dopo aver iniziato l’allenamento in palestra o una corsa. Non mangiare per un paio d’ore prima dell’esercizio ed evitare i cibi “sospetti” può aiutare a prevenire questo problema.

Negli ultimi anni si è osservato un notevole incremento delle malattie allergiche (per fare un esempio del tasso di crescita di queste allergie, solo in Gran Bretagna, dal 1990 al 2007 sono aumentate del 500%!) in modo particolare l’allergia ad alimenti, che hanno assunto le caratteristiche di una vera e propria epidemia, fino a rendere la vita difficile al 6-8 % dei bambini sotto i 3 anni (oltre il 10% se si considerano anche lievi reazioni a frutta e verdura) e fino al 3 % degli adulti. I bambini rappresentano la categoria più esposta alle allergie alimentari perché il loro organismo, soprattutto se piccolissimi, è ancora in formazione: il sistema gastrointestinale, che dovrebbe bloccare gli antigeni, soprattutto nei lattanti non è ancora ben sviluppato e può venire meno a questa sua funzione, provocando reazioni allergiche che colpiscono solitamente l’apparato respiratorio (con asma e congiuntivite), l’apparato gastrointestinale (con diarrea, dolori addominali e vomito) e la pelle (con orticaria ed eczema). Circa l’85% dei bambini con allergie alimentari guariscono spontaneamente nei primi 3-5 anni di vita, anche se la persistenza in età adulta diventa sempre più frequente.
La predisposizione alle allergie è però un fattore determinante: se un genitore è già allergico, il bambino avrà circa il 45% di possibilità di sviluppare anche lui allergie alimentari; la percentuale sale quasi al doppio, all’80% circa, se entrambi i genitori sono allergici. È importante quindi prolungare, soprattutto in questi bambini con predisposizione genetica, il più possibile l’allattamento al seno, che permette di usufruire degli anticorpi materni.
Segni e sintomi delle allergie alimentariI sintomi di allergia alimentare si sviluppano solitamente da pochi minuti a due ore dopo aver mangiato il cibo “incriminato”. Per alcuni, la reazione allergica a un determinato alimento può essere solo “spiacevole”, ma non grave. Per altri, però, può essere anche molto grave e pericolosa per la vita.
I segni e sintomi più comuni comprendono:
• sensazione di formicolio o prurito in bocca
• orticaria, prurito o eczema sul corpo
• gonfiore delle labbra, viso, della lingua e della gola o di altre parti del corpo
• respiro sibilante, congestione nasale o problemi respiratori
• dolore addominale, diarrea, nausea o vomito
• vertigini, stordimento o svenimento.

Lo shock anafilattico, è una reazione estrema e potenzialmente molto pericolosache può manifestarsi in alcune persone e in casi particolari (rari per fortuna). Nelle persone allergiche è sempre necessario tenere presente la possibilità che una tale reazione si verifichi. Occorre saperla riconoscere tempestivamente per poter prendere provvedimenti immediati.
I sintomi di uno shock anafilattico comprendono:

costrizione delle vie aeree;
gola gonfia o sensazione di un groppo in gola che rende difficile respirare;
shock con un grave calo della pressione sanguigna;
polso rapido;
vertigini, stordimento o perdita di coscienza.

Che cosa fare in caso di allergia alimentareLa prima cosa da fare nel caso si presentino i segni e i sintomi dell’allergia alimentare è consultare il proprio medico per escludere altre malattie. Il medico di famiglia potrà poi indirizzare verso un dietologo o un allergologo.
Nel caso l’allergia interessi i bambini, il pediatra va consultato in ogni caso per concordare con lui la prevenzione e la terapia più efficace, ma soprattutto va consultato in casi di orticaria, gonfiori, prurito o altri sintomi evidenti di allergia a circa mezz’ora dall’ingestione di un particolare alimento. Si consiglia invece di recarsi immediatamente al Pronto Soccorso quando il bambino ha fame d’aria e tosse, con conseguente sensazione di soffocamento.
Differenza tra allergie e intolleranze alimentariL’allergia alimentare è probabilmente la patologia più comunemente auto-diagnosticata, ma spesso anche mal-diagnosticata da chi ne soffre o dai genitori (se si tratta di un bambino), mentre non di rado è sotto-diagnosticata dai medici di Medicina generale e perfino dagli specialisti.
Soprattutto in fase di diagnosi, è importante distinguere le allergie alimentari dalle semplici intolleranze e dalle avversioni ad alcuni cibi.

Le allergie alimentari vere e proprie sono caratterizzate da una risposta anormale del sistema immunitario a uno o più alimenti o componenti degli alimenti.
Le intolleranze alimentari sono causate dalla carenza o dall’assenza di un enzima (per esempio l’intolleranza al lattosio è causata dalla ridotta funzionalità dell’enzima betagalattosidasi o lattasi).
L’avversione alimentare è una reazione psicologica provocata dall’associazione di emozioni negative a determinati cibi.

Diagnosi di allergia alimentareUn’anamnesi dettagliata del paziente e della sua famiglia è il primo passo per una diagnosi accurata nel caso si sospetti un’allergia alimentare. Importante è anche ripercorrere la “storia” delle reazioni avute con i diversi alimenti. Successivamente il paziente dovrà sottoporsi a un esame fisico completo.
Il metodo più usato per determinare se si ha un’allergia alimentare consiste nel sottoporsi ai Prick test e/o ai test immunologici dei livelli sierici di IgE con specifici alimenti.
Un test ancora più affidabile, il test di provocazione orale (TPO), – che consiste nel somministrare l’alimento sospetto, – comporta però il rischio di suscitare una reazione allergica grave, e deve perciò essere eseguito sotto la supervisione di personale medico qualificato con trattamento di emergenza prontamente disponibile.
ALLERGIE DA FARMACI
Con l’aumento del consumo dei farmaci si è verificato parallelamente un aumento delle reazioni avverse a farmaci (RAF).
Queste reazioni sono così numerose da costituire uno dei maggiori problemi di salute pubblica nei paesi industrializzati; si calcola che il 2-8% della popolazione (secondo vari studi) abbia presentato RAF e che il 3-5% dei ricoveri ospedalieri siano da mettere in correlazione con RAF, mentre il 15-30% dei pazienti ospedalizzati per altri motivi presentano nel corso della degenza reazioni da farmaci.
Tra i fattori di rischio bisogna considerare il sesso (più frequente nelle donne) e l’età (rara nei bambini e negli anziani, più frequente tra i 20 e 40 anni). La presenza di altre allergie (oculorinite, asma, allergia alimentare) non sembra costituire un fattore di rischio: però in caso di reazione sembra condizionarne una maggiore gravità.
E’ importante imparare a leggere le schede informative dei farmaci.
Nella confezione di ogni farmaco è contenuta una scheda informativa dove sono indicati, oltre alla composizione del farmaco (molecola/e farmacologicamente attiva/e ed eccipienti), al tipo di attività, alle dosi, al modo e ai tempi di somministrazione, anche avvertenze comprendenti controindicazioni, precauzioni d’impiego, possibili interazioni e la descrizione di eventuali reazioni avverse (RAF) segnalate.
Le reazioni avverse da farmaci possono essere distinte in:
Reazioni prevedibili che sono dose-dipendenti, piuttosto frequenti e nella maggior parte dei casi di modesta gravità e si distinguono a loro volta in:

sovradosaggio: un alto dosaggio può avere effetti tossici (es. gli antibiotici del gruppo degli aminoglicosidi se somministrati a lungo e in grande quantità possono danneggiare l’udito e i reni)
effetti collaterali: sono effetti non desiderati ma inevitabili, legati all’azione del farmaco (es. sonnolenza da antistaminici)
effetti secondari, provocati dall’azione principale del farmaco (es. alterazioni della flora intestinale in corso di terapia antibiotica)
interazioni farmacologiche: due o più farmaci somministrati contemporaneamente possono potenziare o ridurre la loro azione farmacologica (es. antiacidi e antidolorifici competono per assorbimento)

Reazioni imprevedibili che sono in genere indipendenti dalla dose (possono verificarsi anche con dosi molto piccole), sono meno frequenti ma possono provocare quadri clinici anche molto gravi e talvolta mortali. Si distinguono:

allergia, reazione nella quale è dimostrabile un meccanismo immunologico, provocata o meno da immunoglobuline di tipo E (IgE) o da linfociti specificamente sensibilizzati (caso tipico: gli antibiotici della famiglia delle penicilline).
pseudoallergia, reazione con manifestazioni cliniche simili a quelle dell’allergia di tipo immediato, ma nella quale non sono dimostrabili meccanismi immunologici; spesso viene utilizzato anche il termine intolleranza come sinonimo di pseudoallergia (caso tipico: l’aspirina e gli altri FANS).
idiosincrasia, rara, causata da deficit enzimatici e metabolici geneticamente determinati

Qualunque farmaco può essere responsabile di reazione avverse ma soltanto una quota molto limitata di RAF (6-14%) è causata da meccanismi di tipo allergico.
E’ importante distinguere tra reazioni allergiche ed effetti collaterali e secondari, poiché spesso i pazienti giungono all’osservazione dell’allergologo lamentando reazioni a tipo risentimento gastrico da aspirina o altri FANS, candidosi da antibiotici ecc.
Il ministero della Sanità ha istituito un dipartimento per la valutazione dei medicinali e per la farmacovigilanza al quale devono essere segnalate dal medico o farmacista su apposite schede tutte le sospette reazioni avverse a farmaci.
Con cadenza bimestrale viene inviato ai medici un bollettino di informazione sui farmaci dove sono segnalati anche gli aggiornamenti di farmacovigilanza.
Esiste anche un sito internet : www.farmacovigilanza.it
Sintomatologia da RAF
Le manifestazioni cliniche delle reazioni avverse a farmaci sono molteplici, ma le più frequenti sono quelle classiche dell’allergia/pseudoallergia come orticaria, angioedema, asma, shock anafilattico. Frequenti anche eruzioni cutanee diffuse morbilliformi o scarlattiniformi, maculo-papule, dermatite da contatto, eritema fisso, fotodermatiti, porpora/vasculite. Rare ma gravi le sindromi di Lyell o “necrolisi epidermica tossica” con bolle simili a quelle delle ustioni (con elevata mortalità se diffuse su ampia superficie corporea) e la sindrome di Stevens-Johnson o “eritema multiforme” con eruzioni cutanee a coccarda ed ulcerazioni della mucosa orale, genitale o anale.
Altre manifestazioni si possono presentare a carico del sangue con riduzione del numero dei componenti corpuscolati determinando diminuzione di globuli rossi e/o piastrine e/o globuli bianchi. Sono segnalate inoltre reazioni a carico del fegato, reni, polmoni, piccoli vasi sanguigni (vasculiti), malattia da siero, malattie autoimmuni e febbre da farmaci.

Quando sospettare una reazione allergica da farmaci
La diagnosi di allergia da farmaci è un problema complesso per le scarse conoscenze sui meccanismi patogenetici e sui metaboliti attivi derivanti dai farmaci, spesso responsabili delle reazioni allergiche.
L’anamnesi (raccolta della storia clinica) è fondamentale: tra i dati anamnestici suggestivi per una reazione allergica a farmaci sono da ricordare i seguenti:

le manifestazioni sono indipendenti dall’effetto farmacologico e riproducono i sintomi tipici dell’allergia: orticaria, angioedema (gonfiori, soprattutto a labbra, palpebre, lingua, glottide), asma, shock (caduta della pressione con eventuale perdita di conoscenza), eruzioni a tipo morbillo, bolle cutanee, ulcerazioni delle mucose, ecc.
se il farmaco è assunto per la prima volta la reazione si verifica dopo 6-10 giorni di terapia, se il farmaco è già stato assunto in passato la reazione può presentarsi anche dopo pochi minuti dalla nuova somministrazione, in quanto l’assunzione precedente può aver sensibilizzato l’organismo senza sintomi evidenti
farmaci che sono stati tollerati per anni raramente causano reazioni allergiche
la reazione è in parte dose-indipendente, può verificarsi anche con dosi molto piccole e anche con farmaci a struttura chimica simile (fenomeno della reattività crociata o cross-reattività) o con uguale meccanismo d’azione (vedi aspirina ed altri FANS)
la reazione generalmente si risolve entro alcuni giorni dalla sospensione del farmaco e ricompare dopo ogni somministrazione

Da evitare assolutamente l’abitudine di gettare via la confezione senza annotare il nome commerciale del farmaco ed eventualmente la composizione chimica: è il modo più frequente per andare incontro ad una nuova reazione con la stessa molecola, magari con un nome commerciale diverso.
Se il paziente presenta una sintomatologia insolita dopo aver assunto un farmaco deve informare il medico annotando:

la malattia per la quale il farmaco è stato assunto
la data di inizio e di fine della terapia del farmaco sospetto e di eventuali altri farmaci
il nome del farmaco e il dosaggio utilizzato
la via di somministrazione
la data di inizio e di fine dei sintomi
la descrizione dei sintomi provocati dal farmaco
gli eventuali farmaci usati per curare i sintomi

Se la reazione è avvenuta durante un ricovero ospedaliero sarà necessaria la fotocopia della cartella clinica e se è avvenuta durante un’anestesia generale anche della fotocopia della cartella anestesiologica.
Il medico determinerà in base a quanto riferito se i sintomi indicano una sospetta reazione allergica e potrà inviare il suo paziente dallo specialista allergologo con una congrua documentazione per eventuali ulteriori accertamenti.

Prove allergologiche disponibili per la diagnosi di allergia a farmaci
Non è facile porre diagnosi certa di allergia a farmaci: talvolta la storia clinica non è sufficiente ad attribuire una reazione ad un farmaco e per confermare il sospetto spesso non sono disponibili test diagnostici.
Esistono, purtroppo, pochi test cutanei e di laboratorio e sono attendibili solo per un numero molto limitato di farmaci.
I test cutanei
I test cutanei utilizzabili sono il prick test (una goccia di soluzione del farmaco è posta sulla cute dell’avambraccio che viene punta con un ago od una lancetta), l’intradermoreazione (si inietta nel derma con una siringa una piccola quantità di soluzione del farmaco) ed il patch test (il farmaco in idoneo veicolo viene posto sulla pelle sotto un cerotto, per 48-72 ore; è la metodica comunemente impiegata per la diagnostica delle dermatiti da contatto).
Il prick test e l’intradermoreazione sono attendibili esclusivamente per quei farmaci che provocano reazioni allergiche “vere” cioè dovute ad un meccanismo immunologico mediato da anticorpi IgE (reazioni immediate). Per i betalattamici (antibiotici della famiglia delle penicilline) i test cutanei opportunamente eseguiti sono altamente predittivi, a meno che non siano passati diversi anni dalla reazione avversa. Infatti le IgE specifiche, dopo un iniziale incremento, tendono a diminuire e quindi a scomparire, prima dal siero e poi anche dai mastociti cutanei, con velocità diversa da paziente a paziente. In questi casi è preferibile evitare i betalattamici ed impiegare antibiotici alternativi.
Esiste un potenziale rischio dei test cutanei: assai raramente possono provocare, in soggetti molto sensibili, reazioni generalizzate. Reazioni mortali sono state descritte in casi eccezionali, in particolare con il pomfo di prova o quando i test cutanei non sono stati effettuati seguendo le regole della prudenza e cioè:

effettuare prima il prick test (più sicuro ma meno sensibile) e poi, se il prick è negativo, l’intradermoreazione (più sensibile ma meno sicura)
iniziare a bassa concentrazione
evitare le prove cutanee se la reazione pregressa è stata grave (reazioni respiratorie, cardiovascolari, tipo Lyell, tipo Stevens-Johnson) o chiaramente provocata da un farmaco conosciuto

Nella pratica clinica Il Memorandum sulla diagnosi di allergia/intolleranza a farmaci della Società Italiana di Allergologia ed Immunologia Clinica consiglia di effettuare i test cutanei, con i farmaci per i quali essi sono attendibili, solo nei casi in cui non esistano farmaci alternativi per la patologia in atto o per il particolare paziente e solo al momento in cui sia necessaria la somministrazione del farmaco. Queste indicazioni però limiterebbero a casi rarissimi l’effettuazione dei pochi test cutanei predittivi (essenzialmente quelli con antibiotici betalattamici), privando così molti pazienti di una importante famiglia di antibiotici efficaci, non tossici ed a basso costo. Ciò vale in particolare per i betalattamici (antibiotici della famiglia delle penicilline) poiché l’80% dei soggetti che riferiscono nella storia clinica delle reazioni avverse a questi antibiotici presentano poi prove cutanee negative e tollerano questi antibiotici. E’ importante tuttavia evitare i test cutanei nei casi di gravi reazioni avverse chiaramente secondarie a terapia con un betalattamico; può essere utile inoltre la ricerca delle IgE specifiche nel siero in modo da evitare le prove cutanee se il test di laboratorio è positivo.
Per operare nel massimo rispetto della sicurezza del paziente i test devono essere prescritti ed eseguiti da allergologi esperti nelle reazioni avverse a farmaci ed in ambiente ospedaliero, dove siano disponibili tutte le attrezzature necessarie per affrontare situazioni di emergenza.
Deve essere sempre evitata la procedura del cosiddetto “pomfo di prova” (intradermoreazione con farmaco non diluito) in quanto la negatività della prova non esclude la possibilità di ipersensibilità clinica, una falsa positività del test può privare il paziente di un farmaco potenzialmente utile ed infine il test può presentare elevati rischi per il paziente, soprattutto se non si provvede a diluire il farmaco e non si effettua precedentemente il prick test.
Test di laboratorio
Il dosaggio delle IgE specifiche è di validità limitata, essendo la sensibilità inferiore rispetto a quella dei test cutanei. Può essere utile come screening che preceda i test cutanei, per i betalattamici e per i farmaci ad alto peso molecolare e quando non sia possibile o prudente effettuare prove cutanee.
Per la diagnosi di reazioni da farmaci non IgE mediate soprattutto per le forme ematologiche sono disponibili, in rari centri spacializzati, altri test in vitro.
Di altri test si attendono ancora conferme circa la sensibilità e la specificità diagnostica.
Test di tolleranza
Il test di tolleranza consiste nella somministrazione orale di un farmaco, iniziando a bassi dosaggi (1/100 o anche 1/1000 della dose terapeutica) ed aumentando la dose ad intervalli di tempo prestabiliti in base alla storia clinica del singolo paziente.
Non si esegue per i farmaci per i quali la storia dimostri una sicura o fortemente sospetta reazione ma va utilizzato per identificare un farmaco alternativo, scegliendolo tra quelli con molecola o con meccanismo d’azione (vedi FANS) diversi da quelli del farmaco che ha provocato la reazione avversa.
Il test di tolleranza va eseguito sempre in ambiente ospedaliero, sotto costante controllo di un allergologo esperto in reazioni avverse a farmaci, e con la pronta disponibilità di rianimatori, in considerazione della possibile gravità delle reazioni.
Il paziente che esegue il test di tolleranza non deve, di norma, assumere antistaminici da almeno 7 giorni, deve aver consumato un pasto leggero e le sue manifestazioni cliniche devono essere in fase di remissione (es. in caso di asma il VEMS deve essere > 70% del predetto)
E’ necessario inserire sempre un placebo, all’inizio ed eventualmente tra una dose e l’altra. Le reazioni soggettive riferite al placebo sono frequentissime!
Tabella riassuntiva dei test attendibili per la diagnostica di allergia a farmaci
test in vivo
test in vitro
farmaci
prick/intradermo
patch
tolleranza
RAST
altri
note
penicilline
si
si
si*
si
*dopo il test cutaneo
cefalosporine
si
si
si*
si
*dopo il test cutaneo
sulfamidici
si
altri antibiotici
si
aspirina e FANS
si
anestetici generali
si
si*
*dopo il test cutaneo
anestetici locali
si
si*
*dopo il test cutaneo
mezzi di contrasto
premedicazione
insulina
si
si
eparina
si
si
si*
*dopo il test cutaneo
immunoglobuline
si
anticonvulsivanti
si

 

Reazioni da antibiotici

Gli antibiotici sono responsabili del maggior numero (40%) delle reazioni allergiche e pseudoallergiche da farmaci.
Il maggior numero di reazioni, oltre il 60%, si verificano con i beta-lattamici (penicilline naturali e semisintetiche, cefalosporine) seguiti da sulfamidici, tetracicline, eritromicina, ecc.
Si ricorda che i test per antibiotici sono da eseguire nei casi in cui esiste una storia positiva di reazione a quell’antibiotico con sintomi non gravi, oppure storia negativa per quel farmaco ma c’è rischio per possibile cross-reattività (es. anamnesi positiva per reazione a cefalosporine deve essere trattato con penicilline o aminopenicilline).
Se la reazione è stata grave (reazioni respiratorie, cardiovascolari, tipo Lyell, tipo Stevens-Johnson) oppure chiaramente provocata da un farmaco noto è prudente evitare le prove cutanee e ricorrere ai test di laboratorio, anche se sono meno sensibili.
Infine è opportuno ricordare che solo per pochi antibiotici esistono test diagnostici attendibili.
Betalattamici (penicillina e derivati)
Le cutireazioni (prick e intradermo) sono il cardine della diagnosi e possono essere affiancate, ma non sostituite dal dosaggio delle IgE specifiche in vitro.
Vanno riservate alla competenza dell’allergologo esperto in reazioni allergiche ai farmaci ed in ambiente ospedaliero.
Si pratica inizialmente il prick con il PPL (penicilloilpolilisina) diluito e intero e si prosegue con l’intradermo a dosi scalari crescenti solo se il prick risulta negativo.
Si procede in caso di negatività con il prick e l’intradermo con i MDM (miscela di determinanti minori).
E’ necessario inoltre praticare anche cutireazioni con aminopenicilline (ampicillina e amoxicillina) e cefalosporine (data l’importanza dei determinanti antigenici delle catene laterali) alle opportune diluizioni, quelle cioè che non provocano reazioni irritative nei soggetti di controllo.
Per quanto riguarda la diagnostica di reazioni ritardate (rash maculo papulosi soprattutto da aminopenicilline) è opportuno valutare una tardiva positivizzazione dell’intradermoreazione ed affiancare a queste cutireazioni anche il patch test.
In caso di reazione avversa dubbia e non grave con un betalattamico e prove cutanee negative, è indicato un cauto test di tolleranza, sempre per via orale ed in ambiente ospedaliero.
E’ da segnalare la possibilità di allergia crociata, pur non in tutti i casi, tra betalattamici. Anche se le cefalosporine di ultima generazione presenterebbero una minor cross-reattività con gli altri betalattamici, il loro uso in linea di massima va sconsigliato ai pazienti con allergia alle penicilline.
Sulfamidici
Non esistono prove cutanee e di laboratorio predittive: unico test eseguibile resta quello di tolleranza.
Sono previsti test di tolleranza rapidi per i pazienti affetti da AIDS con reazione a sulfamidici che necessitano urgentemente di tale farmaco per la terapia delle infezioni.
Altri chemioantibiotici:
Nel caso sia indispensabile l’uso di un farmaco per un’anamnesi di reazioni lievi o dubbie si può effettuare il test di tolleranza; in caso di reazioni gravi all’anamnesi non si deve ricorrere ad alcun test di provocazione.

Reazioni da aspirina ed altri FANS
Le reazioni avverse da aspirina (acido acetilsalicilico o ASA) e FANS (farmaci antiinfiammatori non steroidei) colpiscono, secondo le diverse segnalazioni, dallo 0,3 al 9% della popolazione generale.
Queste reazioni consistono in manifestazioni cliniche quali asma bronchiale, orticaria, angioedema (gonfiore, soprattutto di labbra, palpebre, lingua, genitali), edema della glottide (con difficoltà a deglutire e respirare e voce rauca), e in alcuni casi shock anafilattico.
Anche se le modalità di presentazione di tali reazioni mostrano strettissime analogie con la sintomatologia di altre sindromi a dimostrata etiopatogenesi allergica, un meccanismo IgE mediato non è mai stato dimostrato, tranne che per alcuni casi di reazione ai pirazolonici. Per tali motivi queste reazioni vengono classificate come pseudo-allergiche, anche se più comunemente si parla di “intolleranza”.
Le reazioni di tipo respiratorio si manifestano per lo più in pazienti con sintomi inquadrabili nella “triade dell’aspirina” (associazione di asma, poliposi nasale e intolleranza all’aspirina e ad altri FANS).
Si stima che più del 19% degli adulti con asma e oltre il 40% di quelli con polipi nasali o sinusite cronica sono anche intolleranti all’aspirina.
Trattandosi di reazioni pseudo-allergiche (non mediate da anticorpi IgE o da altri meccanismi immunologici), per la diagnosi non sono affidabili né i test cutanei né quelli in vitro; l’unico metodo valido è il test di tolleranza con assunzione orale in ambiente specialistico ospedaliero di farmaci antiinfiammatori “alternativi” (generalmente sono meglio tollerati nimesulide, meloxicam e coxib) per fornire al paziente un farmaco in caso di necessità.
In caso di intolleranza all’aspirina o ad altri FANS si consiglia di:

Evitare l’uso di tutti i FANS, anche con struttura chimica diversa dall’aspirina (come ad esempio indometacina, diclofenac, naproxen, acido mefenamico, acido flufenamico, ibuprofen) se non precedentemente testati o tollerati
Evitare le vie di somministrazione diverse da quella orale (supposte, intramuscolare o endovena).
Impiegare come analgesici gli oppiacei ed i loro derivati (ad esempio destropropossifene o tramadolo) e per l’emicrania il sumatriptan: essi vengono tollerati in quanto agiscono con meccanismo diverso dai FANS.

L’ ASA è contenuto naturalmente in numerosi alimenti:

albicocche
alcolici
arance
banane
cetrioli
ciliegie
fichi
fragole
insaccati
lamponi
mandorle
mele
meloni
mirtilli
more
pesche
pomodori
scatolame
uva
zucchine

 

Reazioni a mezzi di contrasto radiografici
La maggior parte dei mezzi di contrasto radiografici (MCR) contengono anelli benzenici iodati.
I MCR ionici provocano reazioni lievi senza conseguenze cliniche nel 5-8% dei soggetti ai quali sono somministrati, reazioni gravi in 1/10.000, reazioni mortali in 1/40.000 – 1/80.000; con l’uso dei MCR non ionici le percentuali di reazioni avverse si sono dimezzate.
Le reazioni causate dai mezzi di contrasto possono essere:
lievi

malessere
nausea/vomito
prurito
orticaria (limitata)

moderate

vomito
orticaria (diffusa)
broncospasmo
angioedema

gravi

edema polmonare
shock
arresto respiratorio
arresto cardiaco

La maggior parte delle reazioni sono autolimitanti e rispondono prontamente alla terapia con adrenalina e antistaminici, esiste tuttavia la possibilità di reazioni fatali che compaiono spesso entro il primo minuto dall’iniezione.
Sono da considerare categorie con rischio di reazione avversa superiore alla popolazione generale i soggetti con pregresse reazioni da MCR ed inoltre quelli affetti da:

malattie cardiache
diabete
insufficienza renale o epatica
malattie ematologiche e metaboliche
neonati, anziani
soggetti disidratati

 

Non è documentato che i soggetti con allergie di altro tipo (oculorinite, asma, allergia alimentare) siano più suscettibili del resto della popolazione alle reazioni da MCR; tuttavia un’eventuale reazione avversa potrebbe assumere carattere di maggiore gravità.
Non esistono test preventivi
Nella necessità di eseguire indagini radiologiche con mezzi di contrasto nei soggetti che hanno avuto precedenti reazioni:

se molto gravi – utilizzare tecniche diagnostiche alternative
se lievi o moderate – eseguire prima dell’esame contrastografico una premedicazione, una delle più frequentemente usate è la seguente:

Profilassi farmacologica (schema secondo Sullivan, 1988 modificato)

prednisone 50 mg per os, 13 ore, 7 ore e 1 ora prima dell’esame
clorfenamina maleato 10 mg im 1 ora prima

 

Si consiglia di sospendere temporaneamente l’eventuale terapia con farmaci beta bloccanti prima dell’esame.
Reazioni avverse ad anestetici locali
Reazioni allergiche (dipendenti da un meccanismo immunologico) da anestetici locali sono eccezionali e possono provocare orticaria, angioedema, broncospasmo e shock anafilattico.
Nella stragrande maggioranza dei casi le reazioni sono dovute a effetti collaterali, raramente di tipo tossico.
Le reazioni avverse agli anestetici locali sono state attribuite in parte anche ad altre sostanze con le quali vengono associati nelle preparazioni commerciali, come vasocostrittori simpaticomimetici (adrenalina ed altri) e conservanti (parabeni e solfiti).
Reazioni psicomotorie sono frequenti e sono dovute a riflessi vagali (reazioni “vaso-vagali”) con riduzione della frequenza cardiaca, pallore, sudorazione, lipotimia, ipotensione, oppure a stimolazione del sistema simpatico con comparsa di palpitazioni, tremori, difficoltà respiratorie, iperventilazione, agitazione, sudorazione.
Reazioni tossiche possono dipendere da sovradosaggio o da intolleranza individuale e provocano eccitazione, euforia, agitazione psicomotoria, nausea, vomito, disorientamento fino a convulsioni.
L’atopia non rappresenta un fattore di rischio superiore rispetto alla popolazione generale, pertanto non è razionale eseguire il test negli allergici in assenza di precedenti reazioni da anestetici locali.
Gli anestetici locali si dividono in due gruppi: esteri e amidi.
Esteri

Procaina Lenident, Dentosedina
Tetracaina Donalg

Amidi

Articaina Ultracain°, Citocartin°, Cartidont°, Septanest°, Ubistesin°
Bupivacaina Marcaina°, Bupiforan°, Bupyl°
Lidocaina Xilocaina°, Ecocain°, Lident°, Lidrian°, Luan, Odontalg,
Ortodermina, Xilomynol°, Xylonor° , Basicaina°, Vagisil,
Nefluan, Anevrasi, Emla, Ustiosan
Mepivacaina Carbocaina°, Mepicain°, Mepident°, Mepiforan°, Mepimynol°, Mepyl°,
Optocain°, Scandonest°
Prilocaina Citanest°

° anestetici per uso iniettivo
Si possono effettuare test cutanei mediante prick e intradermoreazione e test di tolleranza, riservandoli solo ai casi nei quali ci siano state precedenti reazioni.
L’anestetico locale alternativo viene scelto fra quelli appartenenti al gruppo delle amidi in quanto responsabili con minor frequenza di sensibilizzazioni, anche nel caso in cui non si conosca l’anestetico responsabile di precedente reazione.
Il test deve essere eseguito sempre con anestetico senza vasocostrittore.

 

La negatività del test cutaneo non esclude completamente la possibilità di reazioni diverse da quelle IgE mediate, anche se molto rare: per questo motivo al test cutaneo deve seguire sempre il test di tolleranza per via sottocutanea.
Reazioni avverse durante anestesia generale
L’ incidenza delle reazioni allergiche durante anestesia generale è aumentata negli ultimi anni: alcuni studi riferiscono lo 0,7%; la frequenza di shock anafilattico è stimata da 1:5.000 a 1:10.000 anestesie.
Non sempre è facilmente identificabile il farmaco responsabile di reazione in corso di anestesia a causa della contemporanea somministrazione di molti farmaci: è fondamentale nel sospetto di reazione avere a disposizione la copia della cartella anestesiologica per una attenta valutazione della sequenza di somministrazione dei farmaci e della comparsa della sintomatologia.
I farmaci responsabili del maggior numero di reazioni sono i curarizzanti o miorilassanti, seguiti da anestetici generali ed oppiacei; anche il lattice è stato segnalato come causa frequente di reazione; infine anche gli antibiotici (spesso somministrati endovena subito prima di un intervento chirurgico), le benzodiazepine, i mezzi di contrasto radiologici, i succedanei del plasma, , ecc. possono essere responsabili di reazioni.
Reazioni ad anestetici endovenosi
Anestetici endovenosi e oppiacei sono responsabili del 3,6% e 1,7% rispettivamente dei casi di anafilassi.
I test diagnostici, da eseguire in ambiente ospedaliero protetto in pazienti con precedenti reazioni ad anestetici, sono il prick test seguito dall’intradermoreazione. Il test di tolleranza è preferibile venga effettuato al momento dell’impiego del farmaco.
Reazioni a miorilassanti
La succinilcolina è il farmaco più frequentemente responsabile di reazioni avverse seguito da vecuronio, pancuronio, atracurium e gallamina.
I test cutanei sono da praticare solo in pazienti con anamnesi positiva per precedenti reazioni con le stesse modalità descritte per gli anestetici.
Reazioni da latice di gomma (vedi anche: allergia al lattice)

Come regola generale uno screening per allergia ad anestetici generali dovrebbe includere sempre un test cutaneo per latice e dosaggio di IgE per ossido di etilene
Altri farmaci
Ogni volta che si introducono nell’organismo sostanze estranee farmacologicamente attive è presente il rischio di reazioni avverse. La frequenza con la quale i singoli farmaci provocano reazioni avverse non prevedibili varia moltissimo da farmaco a farmaco.
Sono descritte con relativa frequenza:
Sindromi allergiche da anticonvulsivanti (antiepilettici)
Sostenute soprattutto da fenitoina (dal 5 al 19% dei pazienti), fenobarbital (4%), carbamazepina (3-5%).
Non sono disponibili test cutanei né di laboratorio. E’ attendibile solo il test di provocazione/tolleranza.
Reazioni da eparina calcica
Sono in genere reazioni allergiche di tipo ritardato con quadri cutanei quali orticaria, eritemi, ecc.
Sono possibili in caso di necessità test cutanei ed eventuale desensibilizzazione.
Insulina
Reazioni allergiche clinicamente significative all’insulina non sono frequenti considerando che milioni di diabetici ogni giorno e più volte al giorno ricevono insulina. I test cutanei e di laboratorio sono attendibili.
Sono previsti schemi di desensibilizzazione con insulina, in caso di allergia di tipo immediato (IgE-mediata).
Vaccini
Raramente i vaccini provocano reazioni allergiche, talvolta reazioni avverse possono essere dovute alla presenza in tali presidi farmacologici di:

conservanti (es. reazioni ai sali di mercurio, presenti nel vaccino antitetanico e in quello antiepatite);
proteine dei terreni di coltura (es. ipotetico rischio per la somministrazione a soggetti allergici alle proteine dell’uovo di vaccini come quello per l’influenza, la febbre gialla e le rickettsie che sono coltivati su sacco vitellino di uova embrionate)
additivi e antibiotici.

 

Reazioni avverse da additivi
Di fronte a reazioni indesiderate da farmaci si è soliti attribuire la causa al principio farmacologico attivo, tuttavia molti farmaci, soprattutto orali, di comune impiego contengono additivi (coloranti, conservanti, aromi) che possono essere causa piuttosto frequente di reazioni pseudoallergiche.
Additivi si considerano “tutte quelle sostanze, prive di valore nutritivo, non consumate come alimento in sé e non normalmente usate come ingrediente tipico dell’alimento, aggiunte intenzionalmente per uno scopo tecnologico (anche organoletttico) nel corso della fabbricazione, lavorazione, preparazione, confezione, imballaggio, che si ritrovano nell’alimento o nei suoi sottoprodotti divenendone un componente a tutti gli effetti”.
L’unico test attendibile per la diagnosi i intolleranza ad additivi è il test di provocazione, previa scomparsa dei sintomi con dieta di eliminazione.
La classificazione degli additivi è in base alla loro funzione (ogni addditivo ha una sigla formata da un numero generalmente preceduta dalla lettera E)

Un esempio di classificazione è il seguente (da Vieurucci e coll.):
Conservanti

E 200 acido sorbico
E 201 sodio sorbato
E 202 potassio sorbato
E 210 acido benzoico
E 211 sodio benzoato
E 222 sodio metabisolfito

Antiossidanti

E 300 acido L-ascorbico
E 301 sodio L-ascorbato
E 307 alfa tocoferolo
E 310 propile gallato
E 320 butil-idrossi-anisolo
E 321 butil-idrossi-toluene

Coloranti naturali

E 100 curcumina
E 120 cocciniglia
E 140 clorofilla e clorofilline
E 160 carotenoidi
E 161 xantofille
E 162 rosso di bietola
E 163 antociani

Aromi

Naturali
Natural-identici
Sintetici

Emulsionanti

E 322 lecitine

Addensanti

E 400 sodio alginato
E 406 agar-agar
E 407 carragenine

Dolcificanti

E 420 sorbitolo
E 421 mannitolo
E 951 aspartame
E 954 saccarina
E 967 xilitolo

Coloranti sintetici

E 102 tartrazina
E 104 giallo di chinolina
E 110 giallo arancio
E 122 azorubina
E 124 rosso cocciniglia
E 127 eritrosina
E 131 blu patent
E 132 indigotina
E 151 nero brillante

Quadro riassuntivo
Coloranti: E102, E127, E110, E160 sono contenuti in:

farmaci per uso orale (confetti, sciroppi e sospensioni)

ed anche in:

bevande commerciali
dolci e gelati
marmellate e sciroppi
frutta candita
alimenti conservati sott’aceto e sott’olio

Conservanti: E222 si trova in:

farmaci come cortisonici, antibiotici, adrenalina

ed anche in:

vini (soprattutto bianchi)
birra
succhi e sciroppi di frutta
patate
frutta secca
funghi secchi
gamberi e crostacei
baccalà
(vedi anche: additivi alimentari)

 

Reazioni avverse da rimedi omeopatici ed erboristici
Negli ultimi anni anche in Italia si sta diffondendo la medicina complementare, cioè la possibilità di curarsi con terapie cosiddette “naturali” in contrapposizione ai farmaci utilizzati dalla medicina ufficiale (medicina “allopatica”).
Si ritiene che in Italia, anche se non esistono dati ufficiali, almeno 2 milioni di persone si curino con la fitoterapia.
Reazioni tossiche e allergiche possono, tuttavia, essere causate dai rimedi “naturali”.
Spesso tali reazioni sfuggono all’attenzione del medico perché talvolta sono considerate “reazioni di adattamento al farmaco”; in altre occasioni l’assunzione di farmaci alternativi non viene riferita, perché vengono considerati naturali e quindi privi di effetti avversi; inoltre non sempre sono segnalati i componenti presenti nel preparato.
Consigli:

considerare come farmaci i prodotti erboristici
segnalare il loro uso al medico
controllare e conservare le etichette

 

Consigli pratici nelle reazioni avverse da farmaci

Sottoporsi quanto prima ad una visita specialistica allergologica
Evitare l’uso di farmaci inutili; anche se sembra la cosa più facile ed ovvia purtroppo non corrisponde alla realtà: spesso si attua l’automedicazione senza controllo del medico, su consiglio di parenti e amici
Nel caso di manifestazioni non riferibili alla malattia per la quale si viene curati (es. prurito, eruzioni cutanee ecc.) sospendere il farmaco, annotarne il nome e avvisare il medico
Prima di iniziare qualsiasi terapia o manovra chirurgica o indagine diagnostica segnalare al medico eventuali pregresse reazioni avverse a farmaci
Evitare la somministrazione di un farmaco sospetto di aver provocato reazioni avverse anche di modesta entità o anche di farmaci a struttura chimica simile
Annotare su un cartellino, da portare sempre con i documenti, il nome dei farmaci che hanno determinato reazioni avverse ed anche il nome dei farmaci ben tollerati
Da preferire, per quando possibile, la via di somministrazione orale, perché meno pericolosa, iniziando sotto stretto controllo medico (preferibilmente in ambiente ospedaliero specialistico) a dosi ridotte ed aumentando gradualmente il dosaggio fino a raggiungere entro 48 ore la dose terapeutica

Allergia al veleno d’imenotteri
In Italia gli insetti più frequentemente responsabili di manifestazioni allergiche gravi sono gli imenotteri pungitori ed in particolare l’ape (Apis mellifica), la vespa (Polistes spp), il giallone (Vespula spp) ed il calabrone (Vespa spp). Solo le femmine sono provviste di pungiglioni velenosi.

Riconoscimento dell’insetto pungitore
Le api appartengono alla famiglia degli Apidi, vivono in colonie molto numerose (le arnie). Sono scarsamente aggressive in condizioni normali, pungono solo quando si sentono minacciate o quando il loro nido è in pericolo. Possiedono un pungiglione seghettato (come un amo da pesca) che rimane infisso nella cute nella sede della puntura; l’ape vola via e muore rapidamente in quanto al pungiglione restano attaccati non solo il sacco velenifero ma anche una parte dell’intestino.
Quest’ultima caratteristica è importante perché può permettere l’identificazione dell’insetto.

Le vespe, i gialloni e i calabroni appartengono alla famiglia dei Vespidi. In genere il loro pungiglione è liscio e non va perduto con una puntura. Perciò uno stesso insetto può pungere diverse volte. Costruiscono nidi cartacei di fibre di legno.
Le vespe del genere Polistes (o “vespe dai nidi di carta”, in inglese “paper wasp”) sono di dimensione medie (non oltrepassano 15 mm di lunghezza), con un torace stretto ed un addome ovalare, possono essere di colore rosso, marrone, nero o striati.
In Europa le specie più diffuse sono: Polistes dominulus, Polistes gallicus ed in minor misura Polistes nimphus. Per la loro identificazione sono utili le caratteristiche del loro nido: i polistini costruiscono nidi di materiale cartaceo, privi di involucro esterno, in luoghi soleggiati ed asciutti, sotto i tetti delle case, nelle grondaie delle abitazioni, sui rami di arbusti. Sono meno aggressive di altri Vespidi. Sono insetti attratti da frutta matura ed in genere dalle sostanze zuccherine. La loro puntura può essere inizialmente quasi indolore fino a che la reazione non è iniziata.
Le vespe del genere Vespula dette “gialloni” o “vespe terragnole”, presenti in Italia, appartengono alla specie Vespula germanica ed alla specie Vespula vulgaris. Come il calabrone hanno un addome tronco a livello dell’inserzione al torace, con caratteristiche strisce gialle e nere. Formano nidi voluminosi, sotto il terreno od in luoghi riparati e disabitati. Sono molti aggressivi ed il loro pungiglione permette più punture senza causare danno all’insetto (solo una minoranza di gialloni può lasciare il pungiglione nella cute del soggetto). Sono carnivori. Si incontrano in particolare alla fine dell’estate.
I calabroni (genere Vespa) presenti in Italia appartengono principalmente a 2 specie: la Vespa crabro diffusa su tutto il territorio italiano e laVespa orientalis presente esclusivamente nelle regioni meridionali. Sono di grosse dimensioni (circa 35 mm di lunghezza), di colore bruno, con addome tronco a livello della sua inserzione al torace e variegato di giallo. Costruiscono nidi voluminosi (vespai) nei cavi degli alberi, negli anfratti di muri o muraglioni. Sono attratti dalle sostanze zuccherine per cui si incontrano in particolare nella tarda estate – autunno (periodo della vendemmia). La loro puntura è assai dolorosa.

Il veleno di Imenotteri
Il veleno presente nel pungiglione degli Imenotteri contiene:

sostanze con attività tossica e irritante che provocano a tutti una reazione locale nella sede della puntura con dolore, arrossamento, gonfiore. Reazioni generalizzate di tipo tossico si possono osservare in caso di punture multiple contemporanee. Le reazioni di tipo tossico compaiono più tardivamente e si sviluppano più lentamente rispetto alle reazioni allergiche
sostanze allergizzanti capaci di sensibilizzare soggetti predisposti geneticamente, che in seguito ad una successiva puntura possono presentare reazioni allergiche anche gravi che insorgono entro pochi minuti o comunque entro un’ora dalla puntura, aumentando rapidamente di intensità.

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Reazioni allergiche da puntura di Imenotteri
Le reazioni allergiche (provocate da anticorpi di tipo IgE) possono essere di varia gravità.

Reazioni locali estese: edema (gonfiore) nella sede della puntura con diametro superiore a 10 centimetri che dura per almeno 24-48 ore.
Reazioni generalizzate: possono interessare vari organi ed apparati con quadri di diversa gravità (vedi tabella con classificazione delle reazioni allergiche da punture di insetti in gradi). Le reazioni alle punture di Imenotteri possono essere molto gravi e, in alcuni casi, anche mortali se non viene effettuato un tempestivo intervento. E’ quindi indispensabile che la persona che ha avuto una reazione generalizzata o una reazione locale estesa si rivolga ad un centro specializzato per fare una corretta diagnosi e per stabilire in base alla gravità della reazione riportata ed al grado di rischio, la strategia preventivo-terapeutica.

 

Reazioni generalizzate (classificazione di Mueller)

Grado I (lieve): Orticaria generalizzata, prurito, malessere generale, ansia.
Grado II (moderata): edema generalizzato, costrizione toracica, fischio espiratorio, vertigini, dolore addominale, nausea, vomito.
Grado III (grave): dispnea (difficoltà a respirare), disfagia (difficoltà a deglutire), disfonia (voce rauca), stato confusionale, angoscia.
Grado IV (shock): cianosi, caduta della pressione, incontinenza sfinterica con perdita di feci o urine, perdita di conoscenza.

 

Il rischio di reazioni allergiche gravi, in occasione di una successiva puntura di Imenotteri in soggetti sensibilizzati, dipende dal grado di gravità della reazione presentata in seguito all’ultima puntura:

meno del 5% dei soggetti che hanno presentato una reazione locale estesa svilupperà una reazione generalizzata ad una successiva puntura
il 50 – 65% di quelli che hanno avuto una reazione generalizzata svilupperà invece una reazione analoga o più grave.

 

Gli apicoltori e coloro che svolgono per motivi di lavoro o di hobby attività all’aria aperta (agricoltori, giardinieri, operatori ecologici) sono soggetti “a rischio”. Nella categoria degli apicoltori il rischio di reazioni allergiche risulta inversamente proporzionale al numero di punture ricevute per anno; gli apicoltori punti molto frequentemente (più di 50 per stagione) raramente sviluppano reazioni generalizzate in quanto vanno incontro ad una desensibilizzazione “spontanea”. Qualora però non vengano punti per un certo periodo di tempo (che varia da soggetto a soggetto, in genere diversi mesi ma più spesso diversi anni), possono perdere l’immunità acquisita ed avere reazioni generalizzate in occasione di una nuova puntura.
Le punture al capo o al collo provocano in genere reazioni più gravi.
L’ape inocula da 50 a 100 microgrammi di veleno per puntura mentre i vespidi inoculano da 5 a 15 microgrammi di veleno per puntura. I soggetti allergici al veleno d’ape presentano pertanto un rischio maggiore di reazioni generalizzate alla successiva puntura.
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Strategia diagnostica, preventiva, terapeutica dopo puntura d’imenotteri
Le reazioni alle punture di Imenotteri possono essere molto gravi ed in alcuni casi anche mortali se non viene effettuato un tempestivo intervento. È quindi indispensabile che la persona che ha avuto una reazione generalizzata o una reazione locale estesa si rivolga ad un centro allergologico specializzato per impostare una corretta diagnosi e quindi, in base alla gravità della reazione riportata ed al grado di rischio del soggetto, stabilire la strategia preventivo-terapeutica.

La diagnosi si basa:

sulla storia clinica riportata dal soggetto (riconoscimento dell’insetto pungitore, numero di punture, tipo di sintomi, latenza di tempo tra puntura ed inizio dei sintomi)
sui test cutanei e di laboratorio per accertare l’esistenza di un’allergia IgE-mediata. I test cutanei con estratti purificati di veleno d’imenotteri (prick test e test intradermici) costituiscono la principale prova della sensibilizzazione al veleno di Imenotteri. Vanno eseguiti non prima di 2-4 settimane dalla puntura presso Centri Allergologici Specializzati.

 

La ricerca nel siero delle IgE specifiche per il veleno di Imenotteri non è sufficiente da sola ai fini della diagnosi e soprattutto della scelta del veleno per l’immunoterapia specifica.
In casi selezionati verrà consigliata l’immunoterapia con estratti purificati di veleno. L’immunoterapia è l’unico trattamento in grado di garantire una protezione completa in caso di nuova puntura, permettendo al paziente allergico al veleno di Imenotteri di condurre una vita normale. L’immunoterapia specifica con veleno di Imenotteri è protettiva nel 95-98% dei pazienti trattati.

L’immunoterapia specifica è indicata nei pazienti con test diagnostici positivi che hanno presentato:

Reazioni allergiche generalizzate gravi (grado III e IV).
Reazioni allergiche generalizzate di grado lieve/moderato (grado I e II) se si tratta di soggetti ad alto rischio di esposizione o che abbiano riportato reazioni ripetute ed ingravescenti o che abbiano subito un grave deterioramento della “qualità della vita” a causa di un vero e proprio terrore di essere ripunti.

 

L’immunoterapia specifica non viene eseguita in caso di reazione locale estesa o di reazioni inusuali.
L’immunoterapia consiste nell’iniezione sottocutanea di veleno in dosi crescenti per stimolare i meccanismi protettivi dell’organismo contro gli effetti di ulteriori punture; può essere condotta con modalità convenzionali o secondo uno schema di tipo rapido (rush therapy). Una volta raggiunta la dose di mantenimento di 100 microgrammi di estratto la terapia viene continuata con un intervallo crescente (da 1 a 6 settimane) tra le somministrazioni, per almeno 5 anni. L’immunoterapia con veleno di Imenotteri, per il rischio di reazioni, deve essere sempre eseguita in ambiente ospedaliero adeguatamente attrezzato e da personale esperto.

Tutti i soggetti con accertata allergia al veleno d’Imenotteri, anche quelli che hanno avuto reazioni locali estese, devono sempre portare con sé un preparato a base di adrenalina per autosomministrazione (Fastjekt® Merck, in Italia; EpiPen in alcuni paesi esteri) da impiegare prontamente in caso di precoce comparsa di sintomi gravi, e cioè:

edema della glottide (sensazione di costrizione alla base della lingua con difficoltà a deglutire, cambio del tono di voce o difficoltà a respirare)
sintomi cardiovascolari (disturbi della vista, vertigini, calo della pressione)
asma (tosse, sibili espiratori, difficoltà a respirare)
angioedema viscerale (forti dolori a livello gastrico e/o addominale, vomito, diarrea).

 

L’autoiniettore di adrenalina permette di somministrare il farmaco per via intramuscolare/sottocutanea nel giro di pochi secondi, anche a chi non ha dimestichezza con l’uso di siringhe e fiale ed è magari molto agitato. Non è necessario che venga tenuto in frigorifero: anzi deve essere sempre portato con sé e non deve essere lasciato in automobile, soprattutto al sole.
L’adrenalina è l’unico farmaco in grado di agire tempestivamente come un potente antiallergico in tutti i casi di improvvisa e generalizzata reazione allergica (“reazione anafilattica”) di qualsiasi origine; quanto prima viene somministrata, alla comparsa dei primi sintomi, tanto maggiore ne è l’efficacia. Cortisonici ed antistaminici, anche se somministrati endovena, non agiscono abbastanza velocemente. La tachicardia è un effetto collaterale normale e di breve durata.
Dopo l’autosomministrazione dell’adrenalina il soggetto deve comunque ricorrere ad un pronto soccorso o guardia medica, perché l’adrenalina ha un’azione rapida ma anche di breve durata.
In rari casi di aritmie cardiache e coronaropatie di una certa gravità ci può essere una controindicazione all’uso di adrenalina: è sempre quindi necessario un consulto cardiologico.
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Norme preventive per soggetti a rischio di punture d’imenotteri

I pazienti con accertata allergia al veleno degli imenotteri devono essere sempre muniti di preparati monouso a base di adrenalina per autosomministrazione (Fastjekt® Merck) ed eventualmente una piastrina con note di riconoscimento.
In caso di puntura di ape è importante rimuovere immediatamente il pungiglione attraverso un rapido raschiamento con l’unghia o con una lama, evitando di comprimere il sacco velenifero tra le dita perché in questo modo si facilita l’inoculazione del veleno. Se non viene asportato subito, il sacco velenifero continua a pompare il veleno attraverso il pungiglione.
Evitare movimenti bruschi e urla se avvicinati da un’ape o da una vespa. Non cercare di scacciarle, ma allontanarsi lentamente.
Verificare i posti intorno alla casa in cui ci possa essere un nido di vespe.
Affidare a personale specializzato la bonifica di eventuali alveari o nidi presenti in casa o nelle vicinanze.
Evitare l’uso di spray per capelli e cosmetici profumati (deodoranti, creme solari, shampoo profumati) e non indossare abiti larghi neri o dai colori brillanti (preferire il bianco e il verde) in quanto gli Imenotteri vengono attratti da tutto ciò che ricorda fiori colorati e profumati.
Munire di zanzariera le finestre dell’abitazione. Nelle camere da letto tenere il più possibile le finestre chiuse.
Evitare il giardinaggio.
Durante le attività all’aria aperta, proteggersi con camicie a maniche lunghe, pantaloni lunghi, guanti e non camminare scalzi in particolare nei prati o sulla spiaggia; usare per quanto possibile, scarpe ben chiuse. Gli apicoltori in particolare devono impiegare maschere protettive.
Indossare un casco integrale, guanti, pantaloni lunghi per andare in motocicli.
Viaggiare in macchina con i finestrini chiusi soprattutto nel periodo estivo; per precauzione è utile tenere in macchina un insetticida.
Ricordare in caso di sport all’aperto che il sudore attira gli insetti, così come il colore rosso di molti campi da tennis.
Cercare di essere sempre in compagnia durante le attività all’aperto ed in luoghi isolati.
Gli alimenti attraggono le vespe; è bene stare lontano da frutteti e da vigne; evitare di cucinare o consumare cibi all’aperto; conservare ben chiusi i rifiuti ed evitare le aree adibite alla loro raccolta; le pattumiere dovranno essere sempre ben pulite e regolarmente irrorate, soprattutto sul bordo, con un insetticida. Gli insetti adorano il profumo del cibo, coprire quindi il cibo e fare attenzione alle bibite in lattina una volta aperte, per la possibilità che un’ape o una vespa vi siano entrate.
Ricordare che l’impiego di farmaci ACE-inibitori e beta-bloccanti sono controindicati in pazienti ad elevato rischio di reazioni anafilattiche da punture di Imenotteri, in quanto possono aggravare un’eventuale reazione allergica.

 

Punti fondamentali per il soggetto allergico al veleno di imenotteri

Conoscere norme specifiche per ridurre il rischio di ripuntura.
Essere muniti di adrenalina per autosomministrazione (Fastjekt ® Merck) per la terapia d’emergenza in caso di ripuntura.
Praticare, quando necessario, immunoterapia specifica

ALLERGIE RESPIRATORIE
Le allergie respiratorie, come le allergie alimentari e, in generale qualsiasi tipo di allergia, sono il risultato ipersensibile del sistema immunitario a un allergene che entra in contatto con l’organismo attraverso l’aria respirata.
Gli allergeni che scatenano questa risposta generalmente sono pollini, polvere, spore, acari e derivati epidermici degli animali domestici (per esempio i peli).
A seconda del tipo di allergene, le manifestazioni cliniche vengono classificate in stagionali e perenni, per cui:

Sono intermittenti, ossia stagionali le allergie ai Pollini e alle spore, che possono presentarsi più volte nel corso dell’anno a seconda della produzione di polline ciclica delle piante e durano meno di quattro giorni o comunque meno di quattro settimane.
Sono perenni le allergie agli Acari della polvere e ai derivati di animali domestici quando durano per più di quattro giorni a settimana o comunque per oltre quattro settimane.

Tipi di allergie respiratorieIn Europa e nel mondo, le allergie respiratorie rappresentano la forma più diffusa.

Rinite allergica​​. La rinite allergica, detta anche “raffreddore da fieno”, è caratterizzata da frequenti starnuti eprurito a livello del naso (per questo, nei bambini con rinite allergica è tipico il gesto di strofinarsi il naso con la mano). Può manifestarsi in particolari periodi dell’anno a causa dei pollini oppure persistere tutto l’anno se la causa scatenante sono gli acari della polvere o un animale domestico.

Congiuntivite allergica. La congiuntivite allergica si accompagna di frequente alla rinite allergica e come segni e sintomi principali comporta rossore agli occhi, forte prurito e lacrimazione.

Asma bronchiale allergico. L’asma bronchiale è una malattia infiammatoria cronica dei bronchi che nei soggetti allergici a pollini, muffe e acari della polvere si manifesta con difficoltà respiratoria e respiro sibilante in presenza dell’allergene a cui si è sensibili. Come la rinite allergica, anche l’asma bronchiale allergico può essere stagionale o perenne.

Cause delle allergie respiratorie e fattori di rischioLa causa principale che scatena un’allergia respiratoria è l’esposizione del soggetto allergico all’allergene, che sia un certo tipo di polline nel caso delle allergie ai pollini oppure gli acari o il pelo di animale. La permanenza in ambienti ricchi di pollini o l’abbassamento delle difese immunitarie contribuiscono allo sviluppo di allergie anche in individui non predisposti.
L’allergia, inoltre, può comparire a ogni età anche influenzata da un certo grado di familiarità e da una predisposizione genetica. Si stima, infatti, che soggetti con uno o entrambi i genitori allergici abbiano un rischio rispettivamente pari al 30% e al 60-80% di sviluppare un’allergia nel corso della vita, contro il 10-15% di probabilità di rischio di un soggetto con genitori non allergici.
Tra le cause delle allergie respiratorie si annoverano sicuramente i cambiamenti climatici e l’aumento delle temperature che comportano impollinazioni più prolungate delle specie allergeniche e conseguente migrazione dei pollini.
Anche il fumo e l’inquinamento atmosfericofavorirebbero la rinite allergica, tant’è che la percentuale di soggetti allergici sarebbe maggiore nei pressi di vie ad alta percorrenza rispetto alle zone rurali, come pure alcune tipologie di abitazioni che quando non consentono un soddisfacente ricambio di aria negli appartamenti favoriscono il proliferare delle muffe degli acari della polvere.
Segni e sintomi delle allergie respiratorieIn caso di Allergia respiratoria i sintomi principali sono:
• rinorrea (raffreddore, naso “che gocciola”)
• starnuti
• prurito
• ostruzione nasale
• infiammazione delle mucose
• prurito e lacrimazione degli occhi
• tosse continua

Possono però manifestarsi anche sintomi più pesanti, come difficoltà respiratoria grave, e in rari casi, nonostante nella maggior parte delle dei soggetti le allergie non diano luogo a gravi conseguenze, la reazione può essere tale da indurre uno shock anafilattico.
Che cosa fare in caso di allergia respiratoriaIn presenza di una sintomatologia che possa far sospettare un’allergia respiratoria è necessario rivolgersi al proprio medico o all’allergologo per una diagnosi corretta e per l’identificazione dell’allergene o degli allergeni ai quali si è sensibilizzati. In caso di esito positivo il medico potrà stabilire un programma a scopo preventivo o terapeutico da mettere in atto, per esempio, prima dell’inizio della stagione dei pollini.
Diagnosi di allergia respiratoriaUn’anamnesi del paziente e della sua famiglia è il primo passo per una diagnosi nel caso si sospetti un’allergia respiratoria. Utile è anche un’analisi delle abitudini e degli stili di vita del paziente, nonché della situazione ambientale a cui il paziente è esposto.
La diagnostica allergologica vera e propria si avvale di diversi esami tra i quali i riscontri obiettivi cutanei e sierologici.

Il cosiddetto “prick-test”, un test cutaneo che si esegue “graffiando” o iniettando estratti di vari tipi di allergeni in un lembo di pelle dell’avambraccio che risponderà visivamente con una reazione simile al pomfo di una puntura di zanzara in corrispondenza della puntura.
Una ricerca più accurata può essere eseguita individuando le IgE specifiche nel siero con un semplice esame del sangue.

Come prevenire e come curare le allergie respiratorieIl modo migliore per prevenire un’allergia respiratoria è quello di evitare il più possibile di entrare in contatto con l’allergene.
Naturalmente, questo è facile in taluni casi e più complicato in altri: in caso di allergia ai pollini, infatti, la soluzione sarebbe rimanere chiusi in casa senza aprire porte e finestre per tutta la durata della migrazione dei pollini!
In caso di allergia conclamata, alcuni farmaci da banco (decongestionanti, antistaminici e corticosteroidi nasali) possono aiutare a mitigare i sintomi. In caso di allergie più gravi, quando i sintomi perdurano per periodi di tempo lunghi, l’immunoterapia con iniezioni di allergene diluito a concentrazioni crescenti, fa sì che l’organismo si abitui e via via riduca la risposta immunitaria che scatena l’allergia.

 

Cinque consigli pratici da mettere in atto durante il periodo dell’anno più problematico per gli allergici:
1) Evitare di uscire durante le giornate secche e ventose, quando è più alta la concentrazione di pollini;
2) Fare la doccia e lavare i capelli quotidianamente. I granuli pollinici spesso rimangono intrappolati tra i capelli e la notte possono depositarsi sul cuscino, venendo così inalati;
3) Evitare i viaggi in macchina od in treno con i finestrini aperti. Quando possibile è preferibile viaggiare in autoveicoli con aria condizionata e filtri di aerazione anti‐polline da pulire spesso
4) Indossare un nuovo paio di scarpe quando si rientra a casa, e riporre le altre in un armadio in modo che non trasportino in giro le particelle allergizzanti.
5) Tappeti, moquette, tappezzerie e tendaggi sono arredamenti rischiosi: lì si depositano pollini e polveri difficili da rimuovere.
4 bambini su 10 ‐ “In Italia quattro bambini su 10 e il 20% degli adolescenti soffre di allergie respiratorie ‐ sottolinea il prof. Capristo ‐ Spesso però un paziente scopre di averle solo in età adulta.
La predisposizione al disturbo è da ricercare nel nostro DNA. Ma non sempre sappiamo quando e se si scatenerà. Occorrono una serie di eventi, come la concentrazione di allergene, una minore integrità delle mucose o l’aggravarsi di disturbi fino a quel momento sottovalutati. Per questo ci sono persone in cui i sintomi si manifestano dopo i 20‐30 anni, ma solo perché gli agenti scatenanti si sono presentati più tardi rispetto ad altri”.

 

ALLERGIE DERMATOLOGICHE DA CONTATTO
Sono diversi i fattori che possono causare irritazione della pelle. Farmaci, infezioni, malattie della cute o reazioni allergiche sono le cause principali. Si parla di allergia quando un allergene innesca la risposta immunitaria che, a sua volta, determina irritazione, rash di vario genere e altri sintomi di reazione allergica.
Quali sono le cause di una reazione allergica cutanea?Alcune sostanze fungono da allergeni per alcuni soggetti sensibili a esse, scatenando una risposta abnorme e anomala del sistema immunitario, che diventa iperattivo nel tentativo di difendere il corpo dagli agenti estranei, gli allergeni, appunto.
L’immunità che entra in gioco è diretta dalle cellule Th2 e dagli anticorpi IgE e IgG1. Il sistema immunitario stimola l’immissione in circolo di sostanze irritanti che attivano l’epitelio superficiale (pelle e mucose), la muscolatura liscia e il sistema vascolare per incentivare la formazione di una barriera difensiva. L’esasperazione di questi meccanismi causa le reazioni allergiche, tra cui le dermatiti.

Quali sono i sintomi di una reazione allergica cutanea?Prurito, arrossamento, macchie rosse sulla pelle, eruzioni cutanee, bolle sulla pelle e gonfiore sono sintomi e segni comuni alla maggior parte delle allergie cutanee. Esistono comunque alcune differenze che aiutano nella diagnosi delle specifiche condizioni.

Dermatite atopica (eczema)

La dermatite atopica, o eczema, è una comune condizione patologica della pelle, soprattutto nei bambini. È stato ipotizzato che la dermatite atopica sia dovuta a permeabilità della barriera cutanea, che induce irritazione e infiammazione a causa di molti fattori ambientali.
In alcuni soggetti i sintomi dell’eczema peggiorano a causa di allergie alimentari. In circa la metà dei pazienti con grave dermatite atopica, la causa della malattia è causata da un gene difettoso. A differenza dell’orticaria, il prurito da eczema non è causato solo da istamina e, per questo motivo, gli antistaminicinon sono sufficienti a controllarne i sintomi.
L’eczema è spesso legato ad asma, rinite allergica(febbre da fieno) o allergia alimentare.

Dermatite allergica da contatto

La dermatite allergica da contatto è una infiammazione cutanea che si verifica quando la pelle viene a contatto diretto con un allergene. Per esempio, nei casi di allergia al nichel se la pelle viene a contatto con gioielli fatti con questo materiale, anche con una piccola quantità, si possono avere sintomi quali arrossamento cutaneo, pelle squamosa, prurito, vesciche, bruciore e gonfiore nel punto di contatto.
Tra le altre sostanze che possono causare dermatite allergica da contatto ci sono edera velenosa, saponi, detersivi per bucato, ammorbidenti, shampoo, metalli (come il nichel), smalti per unghie, farmaci topici, piante e guanti in lattice.
In alcuni casi la reazione allergica è scatenata dalla concomitanza di allergene ed esposizione alla luce solare. Questa condizione è chiamata dermatite da contatto fotoallergica e può verificarsi con lozioni dopo barba, creme solari e alcuni profumi.

Orticaria

L’orticaria è una infiammazione della pelle innescata a seguito del rilascio di istamina da parte del sistema immunitario. L’istamina causa angioedema ovvero un gonfiore degli strati profondi della pelle. Nell’orticariasono caratteristici i pomfi rossi, pruriginosi e sollevati dalla cute.
Esistono due tipi di orticaria, acuta e cronica. L’orticaria acuta si verifica, a volte, dopo aver mangiato un determinato alimento, venendo a contatto con un particolare allergene, puntura d’insetto, calore o infezioni. L’orticaria cronica è raramente causata da fattori scatenanti specifici e può durare per molti mesi o anni. L’orticaria non è contagiosa ma è molto fastidiosa.

Angioedema

L’angioedema è un gonfiore degli strati profondi della pelle. Si verifica nei tessuti molli e mucose come palpebre, bocca o genitali. L’angioedema acuto dura solo per qualche ora ed è scatenato da una reazione allergica a farmaci, alimenti o altre sostanze inalate o ingerite.
L’angioedema cronico si verifica con cadenza ricorrente e, in genere, non ha una causa identificabile. L’angioedema appare spesso sul viso intorno agli occhi, guance, labbra, mani, piedi, genitali, organi interni e gola.
Reazione allergica cutanea: i rimediRimedi e trattamenti per la cura delle reazioni allergiche cutanee cambiano in base al tipo di reazione e alla causa scatenante. Vediamoli in dettaglio.

Dermatite atopica: Le eruzioni cutanee tipiche della dermatite atopica sono pruriginose e ciò induce il paziente a grattarsi. Tuttavia i graffi incrementano il rash cutaneo e la sintomatologia diventa un circolo vizioso. Il primo passo per attenuare i sintomi è quello di evitare di grattarsi. Vanno utilizzate creme idratanti e unguenti che riducono l’infiammazione ad esempio steroidi o inibitori della calcineurina. Gli antistaminici non alleviano il prurito dovuto ad eczema. Gli antibiotici possono essere prescritti nel caso in cui si verifichi un’infezione batterica della pelle.
Dermatite allergica da contatto: Innanzitutto andrebbe eliminando la sostanza che causa il problema. Il trattamento farmacologico prevede l’utilizzo di cortisonici (sia per uso topico che per uso orale se il disturbo è molto esteso) e antistaminici soprattutto durante le fasi acute. Inoltre vengono spesso consigliate creme a base di ossido di zinco, molto utilizzate per le dermatiti da pannolino.
Orticaria e angioedema: Se avete scoperto la causa della sostanza a cui siete allergici, il primo passo è quello di evitare qualsiasi contatto con essa. Orticaria e angioedema vengono spesso trattate con antistaminici orali che controllano il prurito, il gonfiore e il rash. In alcuni casi è necessario associare gli antistaminici a steroidi.

Patch test: come funziona l’esame per l’allergia al nichelLa presenza di una sintomatologia che lascia sospettare allergia al nichel induce il medico a prescrivere un test diagnostico noto come “patch test” per l’allergia al nichel.
Il patch test consiste nel mettere a contatto la pelle con dischetti impregnati delle sostanze potenzialmente allergizzanti. La quantità di allergeni è tale da non indurre effetti collaterali ma, nel caso di positività, solo una reazione localizzata al punto di contatto. I dischetti, infatti, vengono applicati e fatti aderire sulla parte superiore della schiena per un periodo di circa 48 ore, in cui il paziente deve evitare di bagnare ed esporre al sole la parte con i cerotti.
Se la pelle risulterà irritata nel punto in cui è presente il dischetto impregnato di una specifica sostanza, allora il paziente è allergico ad essa. Il patch test è un esame indolore e va eseguito su cute sana, non escoriata o arrossata.
È un esame privo di effetti collaterali ma, durante la gravidanza non è consigliabile poiché gli allergeni potrebbero avere effetti sul feto.
Le allergie possono complicarci la vita in molti sensi, quindi è importante conoscere quali eruzioni cutanee possono presentarsi.Scoprite le dieci allergie della pelle più comuni, imparate a identificarle e scoprite quali sono le precauzioni adeguate da prendere per evitare che vi colpiscano.

Profumi e fragranzeI profumi e le fragranze sono una delle cause più comuni di allergie negli adulti, le quali continuano ad aumentare. Questi prodotti includono una grande quantità di offerte: saponi, lozioni per il corpo, shampoo, prodotti per la pulizia della casa, salviettine umide e così via. Può anche succedere che i prodotti “senza profumo” possano causare dermatite con il contatto. Se vi accorgete che qualche prodotto con fragranze vi causa reazioni allergiche, passate a prodotti con oli naturali o prodotti senza fragranze.
NichelUn’altra delle allergie per cui ci si rivolge più spesso al dermatologo è quella al nichel. Questo metallo è usato per creare gioielli di bigiotteria, alcuni con oro e per i piercing. Le reazioni più comuni sono nelle orecchie e possono sorgere al primo contatto o dopo un lungo utilizzo. I prodotti che contengono nichel sono molto diversi: orologi, montature di occhiali, cerniere, bottoni, cinture, ecc.

LatticeSempre più diffuse sono le allergie causate dal lattice. Ciò è dovuto al fatto che la quantità di prodotti che lo sfruttano come base è cresciuta considerevolmente. Questo materiale viene usato per fare guanti, palloni, vestiti, nastri per i capelli, preservativi e molti altri prodotti. I sintomi dell’allergia al lattice vanno da piccoli lividi o arrossamenti della pelle a difficoltà respiratorie e vomito.
Tinte per i capelli

Le allergie da contatto con tinte per i capelli sono causate dalla sensibilità alla parafenilendiamina, sostanza chimica usata nelle tinte che deve essere mescolata con altre sostanze prima di essere applicata. Per evitare i fastidi di questa allergia, bisogna fare la prova indicata sulla confezione. La parafenilendiamina si trova nelle tinte, come la colorazione all’henné temporanea. I sintomi di solito includono prurito, dolore e gonfiore.

 

Edera velenosaL’edera velenosa è un’erba molto comune che contiene urusiolo, un olio che causa allergie a gran parte della popolazione. Questa allergia si presenta sotto forma di eruzioni cutanee, vesciche, arrossamento, orticaria e prurito sulla pelle. L’urusiolo è una sostanza appiccicosa, caratteristica che facilita il suo spargimento. I fastidi possono essere trattati in casa lavando la zona interessata con abbondante acqua fredda e usando antistaminici acquistabili senza ricetta.
Stoffe e Tessuti
Sebbene molte persone credano di essere allergiche alla lana, questo materiale nel suo stato puro non causa allergie. Quello che succede in questo caso è che il tessuto provoca alcuni fastidi che possono essere confusi con un’allergia. Al contrario, i materiali tessili che provocano allergie sono i derivati della resina di formaldeide. Tale materiale è uno dei componenti di base dei capi elasticizzati, a prova d’acqua, di sgualcitura e di restringimento.
I sintomi dell’allergia alla formaldeide sono bruciature, lividi e gonfiore. Nel caso in cui presentiate tali sintomi, provvedete a sostituire i vostri vestiti con altri di cotone, poliestere, nylon e acrilici privi di formaldeide.In alcune situazioni, quando l’allergia è lieve, i sintomi diminuiscono o scompaiono dopo aver lavato i vestiti varie volte.
Cosmetici
Le allergie ai cosmetici possono dipendere dalle fragranze, sebbene di solito siano causate anche dai conservanti aggiunti.L’irritazione della pelle è un problema comune che può capitare in qualsiasi momento se il prodotto è scaduto o è di bassa qualità. Tuttavia, se presentate spesso arrossamento, gonfiore ed eruzioni cutanee, è probabile che abbiate un’allergia a certi elementi come la formaldeide, i parabeni o il timerosale. Se avete una qualche allergia a cosmetici, è importante che smettiate di usarli e con il tempo dovete provare altri prodotti in modo graduale, fino a trovare i cosmetici adatti alla vostra pelle.

Farmaci topiciLe creme antibiotiche e gli unguenti che di solito si usano per trattare tagli e altri fastidi contengono neomicina, un ingrediente che può causare allergie che spaziano dalle più lievi alle più gravi. I farmaci che la contengono possono provocare irritazione o secchezza oppure persino lividi nella zona di contatto. Se sospettate di essere allergici alla neomicina, vi consigliamo di consultare un allergologo in modo che vi sottoponga alla prova allergica e lo confermi. Una volta sicuri di soffrire di tale allergia, è importante che avvisiate il vostro medico e il vostro dentista in modo che evitino questi prodotti nei loro trattamenti.
Protezioni solariLe protezioni solari che utilizziamo possono causare effetti contrari a quelli sperati se siamo allergici alle stesse e ci esponiamo al sole. Può sembrare strano, ma alcune sostanze chimiche usate in questi prodotti diventano degli allergeni quando entrano in contatto con il sole. I prodotti chimici che causano queste allergie sono l’acido parabenzoico (PABA), benzofenoni, oxibenzona, salicilati e cicloesanolo. Alcune pelli sono più resistenti e possono non presentare alcun fastidio oppure presentare fastidi molto leggeri. Ad ogni modo, per evitare ogni rischio potete cercare protezioni solari prive di questi componenti.
Prodotti per la casaI prodotti per la casa che di norma causano allergie sono quelli che contengono soprattutto solventi e adesivi alcuni adesivi molto forti e molto duraturi. Alcuni esempi di questi prodotti sono il diluente per pittura, i prodotti per rimuovere lo smalto dalle unghie e il carbone liquido per accendini. La maggior parte di questi prodotti solitamente causa irritazioni, ma le pelli sensibili possono sviluppare allergie se sono in contatto costante con questi prodotti.
Individuare subito i primi sintomi di un’allergia
È importante individuare subito i primi sintomi di un’allergia. Di solito si tratta di arrossamento, prurito, bruciore e piccoli lividi. Se li identificate, dovete pulire l’area con acqua e sapone neutro, oltre a evitare qualsiasi contatto con tutto ciò che vi fa allergia. Nel caso in cui i sintomi siano molto gravi, dovete consultare un dermatologo oppure un allergologo.

 

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Istituto Europeo di Allergologia
L’Istituto Europeo di Allergologia è un Centro specializzato nella Diagnosi delle malattie allergiche e di tutte le forme cliniche con cui l’allergia si può manifestare.
L’Istituto Allergologico Europeo si occupa di:
Asma bronchiale allergica, rinite da polline o da allergeni ambientali (Acari, animali, ecc), Congiuntivite allergica, Bronchite allergica (eosinofila), esofagite allergica, gastroenterite allergica, colite allergica, Celiachia, Orticaria acuta e cronica, edema angioneurotico, Eczema costituzionale (Dermatite atopica), dermatite allergica da contatto, Anafilassi.
Il Centro dispone di Specialisti di Allergia Pediatrica, Allergia dell’Adulto, Allergia Dermatologica, Allergia gastrointestinale, Allergia Respiratoria.
Il Centro è specializzato alla diagnostica di ogni possibile meccanismo responsabile della sintomatologia allergica o allergosimile, in particolare: Allergia alimentare, Intolleranze alimentari (glutine, lattosio, fruttosio, ecc.), Allergia e intolleranza a farmaci, Allergia da contatto, Allergia agli Additivi alimentari.
Le prestazioni si articolano in:
PRIMO LIVELLO ALLERGOLOGICO:
Visite allergologiche adulti e bambini;
Cutireazioni per allergeni Inalanti, alimentari e Alimenti freschi (prick by prick);
Spirometria (curva flusso volume);
Valutazione spirometrica della broncoreversibilità;
SECONDO LIVELLO ALLERGOLOGICO:
Visite per allergia alimentare;
Visite per allergia a farmaci;
Visite per allergia dermatologica;
Immunoterapia specifica per allergopatie respiratorie;
Esecuzione di Test di provocazione alimentare in doppio cieco con placebo (DBPCFC);
Test di tolleranza per additivi alimentari;
Test di tolleranza per farmaci: Anestetici locali Anestetici generali FANS Betalattamine mediante Allergopen (PPLO e MDM), cutireazioni con Penicillina G, Amoxicillina e Ampicillina Altri Antibiotici Altri farmaci
Test di broncorettività aspecifico con Metacolina;
Dosaggio dell’Ossido Nitrico espirato (FENO);
Visite per allergia gastrointestinale;
Patch test serie SIDAPA;
Patch test con alimenti (per la dermatite atopica del bambino);
Patch test per farmaci (se reazioni cutanee di tipo ritardato);
Gastro e colonscopia per allergia gastroenterica;
Test per siero autologo (con ricerca in vitro di autoanticorpi anti FcRI);
Laboratorio allergologico;
breath test al lattosio;
breath test con fruttosio;
breath test con lattulosio.
Prestazioni ambulatoriali:
• Visita specialistica
Test eseguibili:
• Prick test alimenti
• Prick test Inalanti
• Patch Farmaci
• Patch X le dermatiti da contatto o per patologie allergiche professionali
• Test per anastetici locali
• Test allergometrici per veleno di Imenotteri
• Test allergologici per Candida
• Spirometria
• Test per intolleranze alimentari
• Diete per allergopatie
Oltre alla Allergologia, l’Istituto si occupo anche di:
MALATTIE AUTOIMMUNI
– LES,
– artrite reumatoide,
– spondilite anchilosante,
– sclerodermia,
– polimiosite/dermatomiosite,
– arteriti autoimmuni,
– panarterite nodosa,
– vasculiti,
– eriteme nodoso,
– sindrome di Sjogren,
– connettivite mista,
– sindrome da anticorpi antifosfolipidi
– malattie ereditarie del tess. connettivo (es. Sindr. Ehlers-Danlos,
Marfan, ecc.)
– Malattie di Behcet
ALLERGOLOGIA – GUIDA PER IL PAZIENTE
⋅ I test cutanei ed epicutanei (skin prick test, PATCH test, test con siero autologo) possono essere eseguiti a qualsiasi età.
⋅ Non occorre essere digiuni.
⋅ Portare esami, referti e/o cartelle cliniche.
⋅ Per eseguire i test cutanei occorre sospendere la somministrazione di farmaci
antistaminici almeno 7-10 giorni prima dei test (*).
⋅ I pazienti con sintomatologia asmatica devono continuare la terapia antiasmatica.
⋅ I farmaci assunti per patologie concomitanti (ipertensione, cardiopatia, malattie della
tiroide ecc…) non vanno sospesi per eseguire i test allergologici.
⋅ Per eseguire il PATCH test sospendere almeno 10 giorni prima terapia con cortisonici
topici e orali (*). Il paziente dovrà tornare in ambulatorio dopo 48ore e dopo 72ore per la lettura ritardata dei test. Per non provocare il distacco dei cerotti, durante i giorni necessari per l’esecuzione del test, il paziente non dovrà eseguire docce o bagni, dovrà evitare sforzi fisici, non dovrà esporsi al sole.
⋅ In caso di sospetta allergia alimentare compilare diario dei sintomi e degli alimenti ingeriti (con indicazione degli ingredienti).
⋅ In caso di reazioni avverse a farmaci fare compilare al medico curante una scheda in cui siano riportati: nome del farmaco assunto, eventuali terapie concomitanti, tempo intercorso tra l’assunzione del farmaco e lo sviluppo dei sintomi, sintomi manifestati, terapie assunte, durata dei sintomi.
(*) = sospendere i farmaci solo dopo consulto medico o dopo contatti con lo specialista allergologo
• TEST ALLERGICI CUTANEI
FARMACI DA SOSPENDERE PRIMA DELL’ESECUZIONE DELLE PROVE ALLERGICHE

•ANTISTAMINICI
Zirtec, Formistin, Virlix, Xydal, Incidal, Tinset, Aerius, Alorin, Clarityn, Fristamin, Dirahist, Naristar, Mizzolen, Clever, Retine, Actifed: 7 giorni prima

 

•Zaditen: 15 giorni prima

 

•ANTISTAMINICI SPRAY
Allergodil, Levostab: 7 giorni prima

 

•CORTISONICI ORALI
Bentelan, Urbason, Flantadin, Deflan, Dutimelan, Deltacortene, Medrol, Ledercort,Kenakort:20 giorni prima

•Cortisonici locali (pomata, crema. Unguento): non necessaria la sospensione

•ALTRI FARMACI
Rhinaaxia, Tilarin, Rinofrenal, Lomudal Flixonase, Lunis, Syntaris, Rinoclenil, Nasonex, Aircort, Nasacort : non necessaria la sospensione

– Non è nececessario il digiuno

– Portare eventuali esami fatti precedentemente.

LINEE GUIDA PER LA DIAGNOSI E CURA DELLE ALLERGOPATIE
http://www.allergopharma.it/opencms/pdf/schede-pratiche/LG-Allergopatie-Regione-Toscana.pdf

 

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